Meloni a La Stampa: «Noi alleati con la Lega? Prima l’addio al secessionismo»

L’ex ministro: «Solo così potremo dare vita a un partito nazionale. Altrimenti è come se ci fossero autobus per bianchi e neri».

L’intervista di Mattia Feltri.

Presidente Meloni, il segretario della Lega la chiama in un nuovo soggetto politico di destra. Che ne pensa? «Penserei qualcosa se avessi capito di che cosa sta parlando Matteo Salvini. Perché se ci sta proponendo di fare la Lega del Sud, grazie, ma non siamo interessati».

Non si direbbe che voglia fare di voi la Lega del Sud. «Ho il sospetto che Salvini abbia in mente di rafforzare la Lega del Nord con il consenso della Lega del Sud, ma i due mondi resterebbero separati, come si ci fossero gli autobus per i bianchi e gli autobus per i neri».

Addirittura. «Allora mi spiego così: noi siamo una forza patriottica di destra. Crediamo nel valore della Nazione. Non ci piacciono i particolarismi che da sempre muovono la Lega. Siamo persuasi che l’Italia sia forte e in grado di farsi sentire in Europa soltanto se rimane unita. Allora io sfido Salvini a fare sul serio: facciamo una cosa vera, rivoluzionaria».

Cioè? «La Lega abbandoni il secessionismo e l’idea di una lista del Nord e una del Sud e facciamo nascere con tutti quelli che ci stanno un partito nazionale autenticamente alternativo a Renzi e alla sinistra, che si occupi di tutti».

Ma Salvini parla di euro, di Islam, di immigrati, di tasse, non di secessione. «Forse ne parla meno, ma vorrei ricordare che nello statuto della Lega continua a esserci l’indipendenza della Padania, e che Salvini e tutta la sua classe dirigente appoggiano il referendum per la secessione del Veneto. Che poi lui voglia appoggiarne uno simile per il Salento, bè, è un modello che non ci interessa. E poi non mi pare Salvini abbia fatto appelli».

Abbastanza esplicito. «No, nell’intervista a ‘Libero’ dice di avere un buon rapporto con noi di FdI-An anche se non gli piacciono certe nostalgie. E anche lì mi fa sorridere, per uno che punta a essere il referente italiano del Front National di Marine Le Pen: la fiamma gli piace se è francese e non gli piace se è italiana?».

Non sembra ci siano molti presupposti di fare questa nuova destra. «Ma attenzione, io non ho detto di no. Ripeto: rilancio e dico a Salvini che si può fare un movimento nazionale non secessionista che si occupi, e su questo siamo d’accordo con lui, di tasse e immigrazione».

Non è un passo avanti che Salvini voglia mettere in piedi una lista o coalizione o quel che è senza Berlusconi? «Ma non sono per niente persuasa che Salvini rinuncerà cosi facilmente a Berlusconi. Io l’avevo incontrato, Salvini, e avevamo discusso di che fare per le elezioni in Toscana, che è la regione simbolo dell’inciucio del Nazareno, cioè l’atto fondante della dissoluzione del centrodestra. E poi scopro da un comunicato stampa che ha chiuso un accordo con Forza Italia senza condizioni… ».

Ma lei che centrodestra ha in testa? Con o senza Berlusconi? «Non sono vincolata per principio a qualcuno, sono vincolata alle mie idee. Dico che il centrodestra oggi non c’è più, visto che un partito che si dice di centrodestra è al governo con la sinistra e un altro ci fa insieme le riforme istituzionali. Ci vuole qualcosa di completamente nuovo, un centrodestra che sia apertamente e decisamente bipolarista, che adotti sistemi nuovi e democratici di selezione della classe dirigente…».

Le primarie? «Per esempio, ma insomma, non può essere uno solo a decidere. E poi vorrei che questo centrodestra recuperasse tutte quelle liste civiche e quei movimenti di cittadini che si sono allontanati da noi. Vorrei un centrodestra che, come dice Salvini, si occupasse seriamente dell’immigrazione, delle tasse, visto che sono tutte aumentate e specie quelle sulla casa, ma che si occupasse anche di lavoro ricominciando dalla priorità delle partite Iva, che si occupasse di Europa, della sovranità nazionale, e naturalmente dei temi etici, e lì mi pare ci si sia lasciati un po’ andare…».

Vabbè, un centrodestra che non nascerà mai…«Ma questi sono i temi della destra da qualche decennio. Non è che li possiamo buttare cosi, in nome di una inutile convivenza».

Ma lei si candiderà a sindaco di Roma? «Diciamo cosi: dopo Ignazio Marino dubito che ci sarà ancora un comune da governare».

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1 commento

    • francesco il 7 Novembre 2014 alle 00:56
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    Occorre, anzi è necessario un coordinamento tra tutti i raggruppamento di destra (smettiamo di dire cent ed o_destra, noi siamo di destra), contemporaneamente occorre trovare un minimo comune multiplo per mandare a casa le sinistre, quindi ben venga una alleanza con Salvini e con chi ci sta

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