Il mio intervento su Libero: «Intervenire militarmente al fianco dei governi legittimi che combattono l’Isis per mettere fine alla guerra e all’orrore»

È un’umanità da quattro soldi quella di cui si vanta Matteo Renzi. È vero, solo delle bestie potrebbero rimanere insensibili di fronte al dolore dei profughi che scappano dalla guerra, davanti alle morti in mare e al cospetto della straziante immagine del corpo del piccolo Aylan riverso sulla spiaggia. Eppure c’è qualcosa di ancora peggiore dell’indifferenza di alcuni (pochi mi auguro), ed è la viltà di chi potrebbe fermare l’orrore e preferisce, invece, girare lo sguardo da un’altra parte. Perché i profughi siriani, e con loro molti altri, non fuggono da una calamità naturale, da un’eruzione vulcanica che ha distrutto le loro case e la loro terra. Fuggono dai carnefici dell’Isis. Per un qualche pudore diverso da quello riservato alla foto di Aylan, i principali mezzi di informazione hanno deciso di non mostrare le immagini delle atrocità commesse da questi fanatici islamici. Sono immagini e racconti che non ti fanno dormire la notte: uomini, donne e bambini torturati e trucidati, corpi mutilati, crocifissi, decapitati. Bambine yazide e cristiane vendute come schiave sessuali, violentate, uccise. Ma l’umanità della sinistra e di questa Europa vigliacca non arriva fino a loro. L’umanità un tanto al chilo di Renzi e della Merkel è riservata a chi riesce ad arrivare a ridosso dei nostri confini. Nessuna pietà, invece, per chi non riesce neanche a scappare.

È questa la politica che si permette di darci lezioni, dall’alto del suo cinismo e della sua ipocrisia? Quella che pensa di poter svuotare il mare con il cucchiaino del suo buonismo? Perché bisogna dirsi le cose come stanno. La Siria conta 23 milioni di abitanti, l’Iraq 32, la sola Nigeria più di 170 milioni, e ancora la Somalia 10, l’Afghanistan 32, la Libia 6 milioni. Qual è la proposta del nostro Governo e dei burocrati europei? Accogliere 200 milioni di profughi? Oppure fare una selezione naturale accogliendo i pochi che riescono a fuggire e lasciando morire gli altri? Mi dispiace, ma di questa presunta umanità non riesco proprio ad andare fiera. Gli italiani, e gli europei tutti, hanno dimostrato nella loro storia di essere disposti anche a grandi sacrifici quando questi sono necessari ad aiutare chi è in difficoltà. Ma qui una Europa senza guida e dei governi lobotomizzati dai tecnocrati e dai sacerdoti dello spread, ci vorrebbero far credere che possiamo contenere lo tsunami che sta sconvolgendo l’Africa e il Medio Oriente facendo entrare l’acqua dentro le nostre case. Gli italiani capiscono benissimo che l’unico risultato di questa politica sarà quella di distruggere le nostre abitazioni, senza risolvere minimamente il problema. E, purtroppo, è esattamente quello che sta accadendo, perché l’Italia – che non è neanche in grado di occuparsi dei milioni di italiani scivolati sotto la soglia di povertà – non può farsi carico dell’accoglienza di centinai di migliaia di persone senza mettere in discussione il funzionamento del suo intero sistema sociale.

Così, a chi non si accontenta di fare demagogia per lavarsi la coscienza, l’unica soluzione seria e praticabile pare una: intervenire con decisione, anche militarmente, al fianco dei governi legittimi che combattono i tagliagole dell’Isis per mettere fine alla guerra e all’orrore. In Iraq come in Siria, in Libia come in Nigeria. Questa è la proposta che l’Italia metterebbe sul tavolo il 14 settembre al vertice d’emergenza europeo sui migranti, se solo avesse una guida politica. Se solo il suo Presidente del Consiglio non avesse come unico problema quello di raggranellare qualche punto percentuale nei sondaggi, tanto da arrivare a usare la foto di un bimbo morto per prendere gli applausi a un comizio di partito.

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2 commenti

    • franco il 10 Settembre 2015 alle 16:50
    • Rispondi

    concordo pienamente.

    • fabio il 2 Novembre 2015 alle 20:45
    • Rispondi

    In teoria condivisibile,il buonismo non porta da nessuna parte,ma l’Italia purtroppo ha già dimostrato di non saper sopportare uno sforzo militare prolungato…..imbarcarsi in una missione e poi scappare a gambe levate sarebbe ancora peggio.

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