Meloni a «Il Quotidiano Nazionale»: «A destra pronti per il voto»

L’intervista di Antonella Coppari.

«Qui tutti fanno finta che in campo ci siano soltanto Pd e Movimento 5 Stelle: non hanno capito niente, la destra c’è e gioca per vincere». Non ha dubbi Giorgia Meloni, presidente di FdI, e quando si tratterà di decidere chi dovrà guidare la coalizione scommette su se stessa: «Io mi candido: il leader va eletto democraticamente. Per questo bisogna fare le primarie».

Ma per vincere il centrodestra deve essere unito: vede i margini per ricostruire l’alleanza? «Assolutamente sì. Le tre cose su cui bisogna ritrovarsi sono un posizionamento chiaro, se si fa parte del centrodestra non si può ‘inciuciare’ con il centrosinistra. Serve un programma definito sulle questioni più importanti che abbiamo di fronte, dai migranti alla pressione fiscale al rapporto con l’Europa. Infine: c’è bisogno di una convergenza su un metodo di selezione democratico della classe dirigente».

Sui programmi le distanze tra Berlusconi, Salvini, lei e Parisi appaiono superabili. Lo scoglio è il rapporto con l’Europa: Forza Italia è su posizioni diverse rispetto a voi. «È un problema di Forza Italia: noi siamo convinti che la specificità italiana debba essere rispettata da Bruxelles, che troppo spesso sembra far di tutto per massacrarci, tirando fuori norme che avvantaggiano altre Nazioni. Detto questo, si può trovare una sintesi su qualsiasi tema, purché non sia al ribasso».

Intanto, è in corso un braccio di ferro per la leadership tra Berlusconi e Salvini. Non ci sono alternative? «Ce ne sono tantissime, ma non le posso stabilire io. I leader non si nominano, devono essere eletti democraticamente con le primarie». E lei si candiderebbe? «Ma certo. Io non mi sento rappresentata in toto da nessun altro, rappresento la mia forza politica. Con determinazione, dico che mi candido, e con umiltà aggiungo che se vincesse un altro accetterei di fare campagna elettorale per lui purché non si imponga con metodi superati».

Non digerisce l’auto candidatura di Berlusconi? «Dico che un leader non si può imporre dall’alto». Accetterebbe pure Parisi? «Accetto chiunque vinca le primarie». Se non ci fossero le primarie, come definirete il candidato premier? «Non lo so: aspetto qualcuno che mi indichi un metodo alternativo. Ma sulle primarie siamo d’accordo in parecchi: Salvini, Toti, io, Parisi, Fitto. Per questo dico: facciamole. Avevo proposto una data, il 5 marzo, e mi è stato risposto di aspettare la riforma elettorale».

È d’accordo al 100% con il Mattarellum di Renzi? «No. Francamente, non è il mio sistema. Però sono disponibile anche sul Mattarellum, se Renzi mi dice che mi consente di andare a votare subito. Voglio votare. Gli italiani hanno il diritto di scegliere il governo. Siamo al quarto esecutivo non eletto e questo di Gentiloni è peggio dei precedenti, perché contraddice quanto detto dagli elettori nella consultazione referendaria».

Quale legge elettorale vorrebbe? «Il Sindaco d’Italia, con l’elezione diretta del capo dell’esecutivo, dopo di che so che la maggioranza ce l’ha il Pd e sono disposta a parlare di tutto, fermo restando che preferisco un sistema con un premio di governabilità al proporzionale puro».

Se si vota con un sistema proporzionale farete una lista unica, tre liste distinte o lei e Salvini finirete nella stessa lista? «Non escludo niente. Sono fiera del percorso di FdI ma sono pronta anche ad accettare una federazione, se serve per vincere».

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1 commento

    • Franco Cordiale il 11 Gennaio 2017 alle 23:15
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    Al di là delle tattiche spicciole, cui pensano i politici come se fosse il primo e forse unico problema, serve che Fratelli di Italia si distingua sia dalla Lega, sia da Forza Italia, con un suo specifico programma. Un programma che gli altri movimenti condividerebbero, sostanzialmente, ad esempio la Lega Nord di Salvini, non separatista come al tempo di Bossi
    a) identificazione e perseguimento di quanto concerne l’IDENTITA’ NAZIONALE e l’interesse nazionale conseguente, riguardo
    -difesa sovranità territoriale e protezione dei confini
    -regolazione dell’art 10 Costituzione sul diritto di asilo, interpretato dai cattolici “bergogliani” e dalla sinistra come “frontiere spalancate”
    -tutela della SICUREZZA e della LEGALITA’ con misure efficaci contro qualunque complotto eversivo e rischio eversivo, specie dovuto a presenza del radicalismo islamico in Italia e a MAFIE, vuoi autoctone, vuoi di importazione da mezzo mondo. Basti pensare a chi controlla spaccio e prostituzione…Le strade lombarde ne rigurgitano, letteralmente
    b) Tutela interesse economico dei LAVORATORI ITALIANI e stranieri naturalizzati, riguardo questi aspetti:
    -sostegno ad IMPRESE ITALIANE, penalizzate dalla concorrenza sleale di chi evade il fisco e pratica il lavoro nero. Vedi imprese asiatiche (cinesi), spesso direttamente sostenute dal governo di Pechino
    -scoraggiare la DELOCALIZZAZIONE delle imprese italiane; ciò che Trump ta tentando con quelle statunitensi
    – RILANCIO di una SERIA FORMAZIONE PROFESSIONALE. Oggi invece gli istituti professionali funzionano, spiace dirlo, da area di parcheggio per falliti e disadattati. E i tecnici sono sulla stessa via…Andate a verificare !
    Ripartire da una scuola meritocratica, giustamente selettiva, che non illuda, come invece il popul-socialismo pedagogico vigente, che si debba e possa dare “tutto a tutti” ! E’ l’area di parcheggio-diplomificio: produce soprattutto disadattamento. E…bullismo…E futura disoccupazione !
    c) Concludo con una postilla: rapporti con la CHIESA CATTOLICA, al tempo di Jorge Bergoglio, papa vistosamente mondialista, immigrazionista, filo-islamico. La chiesa faccia le sue scelte. Ma anche lo stato le proprie, ricordando che il “patto sociale” a fondamento dello stato di diritto, deve garantire TUTTI i suoi cittadini, credenti, ma anche NO. Gli altri stati scelgono in autonomia dal vaticano, ad esempio in politica estera. Da noi é tabù. Ma bisognerà superarlo, prima o poi. O no ?

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