Meloni a «Libero»: «Voglio vincere e ben governare con un programma chiaro e coraggioso, battere Pd e M5S si può»

L’intervista di Salvatore Dama. La vittoria del Front National in Francia sarebbe «lo shock» che serve all’Europa per «salvarsi dal baratro». Ed avrebbe effetti in tutto il continente, Italia compresa.

Dove i sovranisti ambiscono alla leadership del centrodestra, tradizionalmente espressa dall’area moderata. Presto si andrà al voto anche da noi, il prima possibile spera Giorgia Meloni. Che nel frattempo condurrà il suo partito, Fratelli d’Italia, verso il congresso.

Si stanno delineando le candidature per le amministrative. A differenza dello scorso anno, il centrodestra si presenta unito un po’ dovunque. «Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia hanno trovato facilmente una sintesi sui territori e le candidature sono emerse quasi tutte naturalmente, senza aver bisogno di particolari trattative e senza che ci fossero frizioni. C’è stata grande condivisione e sono fiduciosa che faremo molto bene».

Un antipasto in vista dell’accordo per le Politiche? «È doveroso che le forze alternative alle due facce della sinistra, il Pd e il M5S, cerchino una sintesi per presentare una proposta unitaria di governo. Ma ovviamente questa intesa non può essere fatta a qualunque costo».

Quali condizioni ponete? «Essenzialmente tre: chiarezza sui contenuti a partire dal tema del rapporto con l’Ue che è forse il più spinoso da dirimere; coinvolgimento dei cittadini nella scelta del portabandiera della coalizione e una “clausola anti-inciucio”, ovvero l’impegno a non fare mai accordi col Pd dopo le elezioni».

Secondo i sondaggi, il centrodestra è il primo polo. «Che il centrodestra sia in partita per giocare e vincere lo sappiamo». Forza Italia è tornata a essere il primo partito della coalizione. Tocca ancora a loro esprimere la premiership? «La scelta del candidato deve partire dal basso e non può essere calata dall’alto o valutata sulla base dei sondaggi, di cui con tutto il rispetto mi fino poco. Non c’è oggi una figura indiscutibile capace di sintetizzare le aspettative di tutti e l’unico metodo che non sono disposta ad accettare è spartirsi i ruoli intorno a un tavolo e dire “il candidato lo scelgo io perché sono io”».

Voi proponete le primarie. «Non mi innamoro mai degli ¡strumenti, ma finora nessuno ha proposto un metodo di selezione migliore, che consenta ai cittadini di scegliere. Se qualcuno conosce un sistema migliore lo proponga».

Se dovesse rimanere invariata la legge elettorale della Camera, si va verso il listone unico di centrodestra? «Se la legge elettorale dovesse prevedere, com’è ora, il premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione, diventerebbe necessario ragionare di una lista unica per poter ambire ad arrivare al 40% e battere Pd e M5S. In questo momento noi abbiamo più possibilità di altri di avere il premio di maggioranza».

Lei ha avuto un incontro con Silvio Berlusconi prima di Pasqua, avviando una fase di distensione nei rapporti con il leader azzurro. Il dialogo tra Berlusconi e Salvini, invece, è ancora intermittente. Si proporrà come mediatrice tra i due? «La mia priorità è vincere e ben governare con un programma chiaro e coraggioso. Nei prossimi mesi dovremo concentrarci sui punti che ci uniscono, invece che sulle differenze. L’obiettivo è coinvolgere tutti quegli italiani che, di fronte ad una proposta forte e credibile, tornerebbero a votare».

La Lega si avvia verso una stagione congressuale prima delle elezioni. Anche Fratelli d’Italia celebrerà il congresso a breve? «Sì, nei prossimi mesi. Per il 28 aprile abbiamo convocato l’assemblea nazionale per discutere tempi e modi».

Il congresso di Fdi sarà aperto anche a esponenti ex An che non hanno aderito al partito? «Ovviamente è aperto a chiunque voglia iscriversi a Fratelli d’Italia. Ricostruire un’unica casa per chi è di destra in Italia è la nostra grande ambizione. Ma ricostruire Alleanza nazionale con le stesse facce, per ridare un ruolo qualche ex colonnello che fa gli appelli strumentali all’unità, questo sarebbe inutile e incomprensibile».

Domenica si vota in Francia. Se dovesse vincere Mari ne Le Pen, quali effetti potrebbero esserci nel centrodestra italiano? «Se Marine Le Pen dovesse vincere in Francia, le conseguenze sarebbero enormi a livello europeo e mondiale. La sua vittoria metterebbe in discussione l’esistenza dell’euro, il modello attuale della Ue, i rapporti internazionali e in particolare il ruolo della Nato e del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. L’ascesa della Le Pen all’Eliseo avrebbe dunque effetti che vanno ben al di là delle diatribe tra sovranisti ed europeisti. L’affermazione della Le Pen in Francia potrebbe essere uno shock per salvare l’Europa dal baratro in cui sta sprofondando».

Le Pen annuncia che, una volta eletta, chiuderà le frontiere e porrà una stretta ai visti. Sono politiche attuabili anche in Italia? «Per l’Italia il problema non è rivedere il trattato di Schengen, ma bloccare l’invasione incontrollata di clandestini provenienti dal Nord Africa. Perché la situazione che abbiamo davanti è disastrosa: gli Stati europei che confinano con l’Italia, compresa la Francia governata dal socialista Hollande, stanno chiudendo le frontiere perché non vogliono essere travolti dalla folle politica delle “porte aperte a tutti” dei governi Renzi, Alfano e Gentiloni».

Cosa pensa della riforma presidenziale di Erdogan? «Il problema non è il passaggio da un modello parlamentare a uno presidenziale, ma è la trasformazione della Turchia laica fondata da Ataturk nella Turchia islamista di Erdogan. Ataturk ha voluto una netta separazione tra Stato e religione, ora ci ritroviamo ad Ankara una sorta di sultano che incita all’islamizzazione silenziosa dell’Europa».

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