Meloni a «Il Messaggero»: «Le Pen il cambiamento, Macron la restaurazione. Berlusconi dica no all’inciucione»

L’intervista di Stefania Piras

II centrodestra italiano cosa apprende dal primo turno delle elezioni francesi? «Il voto francese è un avviso di sfratto per le famiglie politiche tradizionali che governano l’Europa, per l’establishment. I socialisti hanno raggiunto un risultato imbarazzante. Detto questo non credo che l’invito di Fillon di votare Macron produrrà il risultato sperato».

Ora per voi si complica o si agevola l’alleanza di centrodestra? «Non dipende da me. In Francia populismo e popolarismo non hanno mai dialogato, qui in Italia invece noi e il popolarismo di Berlusconi abbiamo dialogato tante volte. Anzi dico di più: la collocazione di Berlusconi ad oggi è innaturale, ricordo che proprio lui in Italia è stato definito prima di tutti populista e certi sorrisetti contro di lui non si dimenticano».

Riuscirete a trovare una forma di sovranismo potabile per Silvio Berlusconi? «Se parliamo di blocchi navali al largo delle coste libiche, difesa della qualità italiana e dazi per merci che vengono da paesi che non hanno i nostri stessi diritti, non parlo di una cosa spaventosa, no? Penso che Berlusconi dovrebbe dire che Fillon si sbaglia a dire di sostenere Macron e non Le Pen perché Macron oggi è la restaurazione e Marine è il cambiamento. Se dice il contrario per me è un problema perché vuol dire che preferisce l’inciucione. Diciamo che secondo me “le Nazarenò” non funzionerà».

Parteciperebbe a primarie di centrodestra? «Certo». Con i cartelli Salvini premier c’è chi si mette già avanti. «Vuole passare per un’affermazione popolare. È giusto, non è più il tempo dell’uomo solo al comando. Scegliamo il metodo delle primarie, l’importante è che non arrivi qualcuno che dice: “Decido io”».

Chi è il vostro Mélenchon? «Vuole parlare dei Cinque Stelle? Lui e loro sono ultra sinistra, sui temi centrali votano come il Pd e poi cercano di rubare voti a destra. Non hanno votato il nostro provvedimento contro le cooperative che lucrano sui migranti e non hanno votato il decreto Minniti perché lo consideravano di destra. Poi non dimentichiamoci che hanno cercato di andare nell’Alde in Europa, e ricordo che Verhofstadt sta con Macron. Fanno il referendum sull’euro ma per non prendere posizione».

Ma avrà notato che come in Francia si sta affermando un movimento trasversalissimo che non è ne nero ne rosso: lo chiamano rosso-bruno. «Questo è un tempo post ideologico, le categorie della destra e della sinistra esistono ancora ma rischiano di non rappresentare più la realtà. Ho letto un sondaggio che dice che il 44 per cento degli operai francesi fa il tifo per Marine Le Pen. Anche noi siamo pronti a parlare a tutti, anche alla sinistra. Quando ho fatto campagna elettorale a Roma mi fermarono per le scale dicendomi: “Sa qual è la colpa del Pd? Aver fatto votare Giorgia Meloni a gente di sinistra”. Quegli elettori sono in crisi di identità, hanno difficoltà di posizionamento. Oggi la sfida è tra alto e basso, pochi e molti».

Con l’euro che si fa? «Sono per uno scioglimento concordato e controllato della zona euro. La moneta unica è destinata a scomparire, è tarata sull’economia tedesca».

Da uno a dieci può misurare la vostra equidistanza dal M5S? «È difficile dirlo perché nessuno ha capito come la pensano. Sulla Francia sono stati zitti per 24 ore, erano nel panico. Chi voterebbero in Francia: l’esponente del sistema o l’anti-sistema? Lo hanno detto tutti, tranne loro».

Se i partiti tradizionali sono stati spazzati via dal voto francese, chi è oggi un’icona aggregativa? «Platone, Marco Aurelio, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e il suo discorso di Ratisbona. Patrioti come Foscolo, Garibaldi e D’Annunzio. Falcone e Borsellino, Fabrizio Quattrocchi, Adriano Olivetti ed Enrico Mattei».

In Francia Le Pen non è riuscita a federare tutta la destra. Una donna può federare a destra? «La paura è che ci sia difficoltà per una donna a trovare la sintesi. Non lo voglio ammettere, mettiamola così ma sembra che sia più facile sentirsi guidati da un uomo. C’è stata Charlotte Whitton, sindaca di Ottawa negli anni 50 che diceva che una donna deve fare ogni cosa due volte meglio di un uomo per essere considerata brava la metà. Per fortuna non è difficile».

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1 commento

    • Laura il 27 Aprile 2017 alle 16:21
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    Verissimo onorevole,
    temo che dovremo fare a meno di F.I.
    Del resto siamo solo noi a rinForsare l’Italia, non ne abbiamo bisogno.
    Mettiamo in chiaro le cose, noi vogliamo un’Italia Sovrana e forte in grado di avere una Compagnia di Bandiera capace (non importa se all’inizio non stacchi dividendi ma è essenziale che dia lavoro dignotoso e certo a migliaia di famiglie nostre).
    Si alla Nazionalizzazione (perchè la germania ha una compagnia pubblica al 60% e potrebbe acquistare quelle delle altre nazioni?)
    La vicenda Alitalia può farci vincere le elezioni, usi il termine Nazionalizzazione e vedrà che effetto dirompente!!!
    Evviva l’Italia Sovrana Bella e Capace da noi ben Governata!!!
    Nazionalizzazione è l’ora…
    Laura

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