Meloni a «La Repubblica»: «Primarie o preferenze per scegliere il leader»

L’intervista di Goffredo De Marchis.

«L’antifascismo è la coperta di Linus della sinistra. Quando non sanno cosa dire tirano fuori il pericolo fascista». Da domenica, giorno di chiusura della festa di Atreju, Giorgia Meloni è la quarta candidata premier in campo, dopo Matteo Salvini, Matteo Renzi e Luigi Di Maio. La più a destra. Leader di Fratelli d’Italia, 40 anni, con la scelta di correre in proprio si scrolla di dosso l’accusa di essere sempre stata al traino di altri protagonisti.

«Ecco, questa è proprio una lettura maschilista. Si dimenticano che io sono l’unica donna ad aver fondato un partito. Devo molto a Fini, ma ho preso la mia strada. Sono stata ministro con Berlusconi separandomi da lui quando non abbiamo più avuto la stessa sintonia. Condivido alcune posizioni del segretario della Lega, però non condivido i referendum delle regioni del Nord. Mai stata a rimorchio di un uomo nella mia vita, solo delle mie idee. In Italia purtroppo funziona così: una donna non può essere il capo, il leader».

Se fate il listone del centrodestra, chi guiderà la battaglia elettorale? «In quel caso il problema di stabilire chi sarà il portabandiera c’è. Dobbiamo darci un metodo. Nessuno di noi è appassionato all’ipotesi del listone, tuttavia ciò che vedo nel centrodestra mi piace di più di quello che vedo fuori».

Il metodo sono le primarie? «Per me si. Berlusconi non le vuole a meno che non siano normate per legge. Cosa anche giusta. C’è un tavolo del centrodestra sulla legge elettorale al quale noi abbiamo proposto di studiare un’iniziativa comune inserendo le primarie. Forza Italia e Lega hanno preferito inseguire il Rosatellum del Pd. Ma ci sono altri metodi: misurarsi sul numero di preferenze individuali o pescando nel partito che prende più voti. L’unica cosa che non si può più fare è scegliere il leader per editto o basandosi sui sondaggi».

È davvero scoppiato l’amore con il ministro Minniti? «Da tre anni, per controllare i flussi migratori, chiedo il blocco navale, missioni di contatto europee con i governi libici, centri di accoglienza in Libia. Mi hanno definito xenofoba, razzista, fascista. Insulti invece di ascolto. Adesso sono contenta che qualcuno ragioni. Almirante diceva: “Quando le tue idee affiorano sul le labbra degli avversari vuoi dire che hai vinto”».

Vincerete anche sullo ius soli che non c’entra nulla con l’immigrazione? «È una legge cretina. E non è vero che non c’entra l’immigrazione. Nessuno dice che sarà soprattutto una gigantesca sanatoria perché si diventa italiani a prescindere dall’età che hai. Io sono per la cittadinanza richiesta, sudata e guadagnata. Se si passa da 10 anni a 5 anni di soggiorno non è così».

Perché continuate a mettere insieme violenza sulle donne e immigrazione? «La condanna della violenza sulle donne vale per tutti. Ma i numeri non possono essere tacciati di razzismo. L’escalation del fenomeno è legata all’immigrazione incontrollata, lo dicono le statistiche. La percentuale di immigrati incide sulla popolazione italiana per l’8 per cento e sugli abusi per il 40. La comunità marocchina rappresenta l’0,7% della popolazione sul nostro territorio, ma i marocchini accusati di stupro sono il 6 per cento, dieci volte di più. La verità è che alcune culture, nel rapporto con la donna, non hanno raggiunto livelli di civiltà europei. Non parlare di questo, come fa la Boldrini, segnala il cortocircuito culturale della sinistra. Non considero xenofobia e intolleranza difendere quello che sono, la mia cultura. La Boldrini invece si mette il velo quando visita i Paesi musulmani e va in ciabatte dal Papa. Allora mi chiedo: quand’è che la nostra cultura prevale?».

Sono i discorsi che hanno portato la destra neonazista in Germania a risultati mai raggiunti prima. «Non ho rapporti con l’AfD. Ma mi rifiuto di credere che il 13 per cento dei tedeschi sia neonazista. Li è stato sconfitto l’establishment europeo».

Lei rischierebbe la galera con la legge Fiano? «Non lo so. Il ministro della Giustizia Orlando mi ha dato della fascista due giorni fa. Tutti rischiano. Forse anche lo stesso Fiano, promotore di una legge elettorale con le liste bloccate. Come la legge fascista. La verità è che quella legge è ridicola, liberticida, fuori dal tempo e dalla storia».

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3 commenti

    • luca de silva il 26 Settembre 2017 alle 12:57
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    Giorgia parli come Giorgio ……complimenti davvero avanti così

    • Crocetti Riccardo il 26 Settembre 2017 alle 20:45
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    Quello che mi fa schifo di quello schifoso giornale qualunquista che è l’illeggibile “Repubblica” , quotidiano della borghesia rossa, quella di “Poteve opevaio” per intenderci, è la tracotanza con cui i suoi scribacchini aggrediscono con frasi menzognere e preconfezionate persone come Lei, cara Signora Meloni : “Vincerete anche sullo ius soli, ANCHE SE NON C’ENTRA NULLA CON L’IMMIGRAZIONE”, “…LA DESTRA NEONAZISTA IN GERMANIA” ; ecc. Mi sembra di sentire il vecchio gergo djiugashviliano : ” Trozkista”, ” nemico del popolo” e cacchiate di questo genere.Siate più drastici e brutali con le risposte ai fascisti rossi di merda!

    • giovanni il 1 Ottobre 2017 alle 16:50
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    Si decida in tutta fretta e si metta insieme una coalizione per andare al voto evitiamo di fare l’errore che ha consegnato Roma ai Cinque Stelle. Il candidato deve essere uno ed eletto dagli elettori, che sia Salvini, o Berlusconi o la Meloni non importa ma deve essere quello il candidato.

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