Meloni a «Il Giornale di Sicilia»: «Il vecchio centrodestra è ormai defunto. Domani in piazza a Venezia il fronte anti-Renzi»

L’intervista di Stefania Giuffrè.

PALERMO. «II vecchio centrodestra è morto». E secondo Giorgia Meloni, deputato e presidente di Fratelli d’Italia, quella nuova guarda al modello di Marine Le Pen in Francia ma non può includere chi governa con Renzi.

Oggi il vostro principale alleato è la Lega, lei però ha sottolineato che fra voi ci sono «insopprimibili differenze». Quali sono? «Gli elementi di vicinanza sono evidenti, naturalmente non sono venuti meno elementi di distinzione. Uno su tutti: sentivo sabato scorso Salvini parlare di “Italie” e di “difesa dei nostri”. Forse non sono ancora maturi i tempi per sentirgli dire “l’Italia” e “gli italiani”: a sopperire a questo vuoto continueremo a pensarci noi. Io spero che questo percorso nazionale della Lega salviniana sia sincero e vada fino in fondo, anche a rischio di mettere a repentaglio il consenso delle residue sacche secessioniste. Così sarebbe più facile costruire anche in Italia un fronte della produzione e dell’identità come quello rappresentato da Marine Le Pen in Francia. Che, con buona pace dei commentatori progressisti e di qualche amico invidioso nel centrodestra, giocherebbe per vincere e non per lasciare Renzi in sella per vent’anni».

In vista delle regionali Salvini dice no al Nuovo Centrodestra e apre a Berlusconi. È quest’alleanza «giusta» in tutto il Paese? «Penso innanzitutto che ciò che è stato non si possa riproporre uguale a se stesso: il vecchio centrodestra è morto. È per questo che sulle regionali molti schemi sono saltati e sono emersi, come nel caso di Schittulli in Puglia e di Ricci in Umbria, candidati civici che non sono espressione dei partiti del centrodestra. Bisogna sforzarsi di costruire un’aggregazione che stia in piedi sui temi e sui contenuti, sulla coerenza dei comportamenti, sulla voglia di selezionare la classe dirigente con criteri di partecipazione e merito. Questi paletti già oggi portano ad escludere alleanze a livello nazionale con chi come Ncd condivide responsabilità di governo con Renzi e a pretendere da Forza Italia che si archivi definitivamente la stagione del Nazareno».

Fini l’ha definita una delusione e parla della destra come «il deserto dei tartari». Cosa è oggi la destra italiana? Dove va? «Se Fini può oggi definire così la destra italiana è perché ha largamente contribuito prima a disorientarne gli elettori, poi a scioglierla nel PdL e infine a suicidarne il leader, cioè sé stesso. Non ha tutte le colpe ma sicuramente ha le principali. Ciò detto, non condivido il giudizio: in mezzo alle macerie c’è stato chi, due anni fa, ha avuto il coraggio di lasciare ruoli prestigiosi e candidature certe per provare a ricostruire, garantendo alla destra italiana ancora una rappresentanza in Parlamento che per la prima volta nel dopoguerra rischiava di essere azzerata. Se Fini oggi può ancora discettare della destra è perché Fratelli d’Italia l’ha tenuta in vita e vuole con coraggio ricostruirla».

Domani Fratelli d’Italia in piazza a Venezia per il «fronte anti-Renzi». Cosa si aspetta da questa manifestazione? «Un nuovo segnale di vitalità da un pezzo di Italia che non si arrende e che non si è fatta comprare con 80 euro. Il titolo della manifestazione sarà “Difendiamoci!”: è il grido di dolore di una gran parte di italiani che vogliono difendere il proprio lavoro da un fisco vorace, la propria sicurezza da criminalità, immigrazione incontrollata e fondamentalismo islamico, il proprio futuro dal dramma della disoccupazione. Sarà l’occasione per ricambiare l’ospitalità che sabato scorso ho ricevuto da Matteo Salvini e da tanta gente comune in Piazza del Popolo, per questo Matteo sarà con noi. Il nostro auspicio è che il fronte anti-Renzi, che oggi poggia inevitabilmente sugli unici due partiti nel centrodestra che sono sempre stati coerentemente all’opposizione, si allarghi a molti altri».

Quali sono le critiche che Fratelli d’Italia muove oggi al governo Renzi? In cosa secondo lei ha fallito? «La trojka italiana composta da Monti, Letta e Renzi ha ridotto l’Italia in ginocchio. Da tre anni a questa parte abbiamo raggiunto tutti i record negativi possibili, dal carico fiscale alla disoccupazione, dalla spesa pubblica al debito e anche l’ultima finanziaria, al contrario di quello che ci racconta il premier, è un’indigesta spremuta di tasse. Sulla casa, sui terreni agricoli, sui risparmi, sulle imprese, persino sul Tfr e sui fondi pensione. Su tutti tranne che su banche, società del gioco d’azzardo e potenti di varia natura. Ai fallimenti economici si sommano l’incapacità di porre un argine all’immigrazione selvaggia e le figuracce in campo internazionale, dall’Ucraina alla Libia fino ad arrivare alla incresciosa vicenda dei Marò».

Parlando del Sud, lei punta l’indice contro il «fallimento del regionalismo». Il problema è l’autonomia in quanto tale o la classe dirigente che è stata chiamata finora a gestirla? «Mettiamola così: l’autonomia che aveva un senso decenni fa perché era figlia di profonde ragioni storiche oggi non ha più senso, per giunta questa è stata utilizzata male da una classe dirigente irresponsabile. Occorre una nuova architettura dello Stato, in cui i carrozzoni regionali e le province ormai svuotate vengano sostituiti da un solo livello amministrativo intermedio più agile e in cui si tomi a investire sui comuni che oggi invece sono vergognosamente abbandonati, proprio da un governo presieduto da un ex sindaco. Va costruito un nuovo federalismo municipale in cui le risorse rimangano il più possibile sui territori e gli amministratori siano pienamente responsabilizzati. E di questo Fratelli d’Italia parlerà in occasione del convegno che abbiamo organizzato alla Camera per presentare la nostra proposta di legge sull’abolizione delle regioni e delle province e l’istituzione di 36 distretti territoriali».

E il governo Crocetta? «Crocetta ha vinto in Sicilia promettendo la rivoluzione. Oggi è sotto gli occhi di tutti il disastro del suo governo travolto dagli scandali di malasanità, il fallimento del piano giovani, la disoccupazione che aumenta e le proteste di tutte le categorie. Dovrebbe porre fine all’agonia e dimettersi».

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2 commenti

  1. Brava Meloni. Il tuo impegno in politica al fianco della povera gente ti rende orgogliosa, sei la paladina al servizio dei più deboli, ma devi osare di più. Hai tutte le potenzialità per diventare grande. Non so se i tempi sono maturi, ma tutti direttamente o indirettamente indicano che la strada da riformare parte dal basso, che la rivoluzione comincia dalla povera gente, non possiamo permettere a questa classe politica di distruggere una nazione come l’Italia. Tutti noi siamo responsabili, nessuno escluso. Il cittadino qualunque.

    • rita formica il 6 Marzo 2015 alle 20:32
    • Rispondi

    E’ tutto giusto, sono d’accordo, ma il nostro problema non è questo. Forse sarebbe meglio se tutti voi vi uniste per combattere il malcostume che è sempre stata la vera piaga che ci affligge da sempre, ma è un’utopia. L’unico politico onesto o quasi è stato Mussolini, ma troppo ingenuo per capire che non si può combattere contro i mulini a vento. Sarà sempre così non illudiamoci.

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