‎‎Caso Lupi. A dimettersi sarebbe dovuto essere tutto il governo, non solo un singolo ministro

Ho apprezzato molto l’intervento in Aula di Maurizio Lupi, che oggi si è dimesso pur non essendo indagato e ha avuto la stessa sorte di Nunzia De Girolamo: entrambi sacrificati da Ncd per non mettere in discussione il Governo e l’alleanza col Pd.

Da ‎questo punto di vista, non posso non constatare come lo stesso gesto non sia stato compiuto da altri esponenti dell’Esecutivo.‎ A partire da uno degli uomini più fidati di Renzi: il ministro Poletti, al centro di una situazione altrettanto imbarazzante ma che è rimasto saldamente al suo posto.

Per non parlare del ministro Boschi e del ruolo ricoperto da suo padre, vicepresidente della Banca popolare dell’Etruria e del Lazio, in una vicenda dai contorni poco chiari che ha consentito a speculatori e finanzieri amici di guadagnare milioni di euro grazie ad un decreto del governo.

Ma l’elenco è ancora lungo e potrei citare i quattro sottosegretari indagati ma rimasti inchiodati alla poltrona, la vicenda di De Luca in Campania fino al caso Chil Post, che coinvolge direttamente lo stesso Presidente del Consiglio Renzi, che ha fatto pagare agli italiani i debiti accumulati dalla società di famiglia. Senza contare l’atteggiamento di certa stampa, che utilizza sempre due pesi e due misure quando si tratta di affrontare determinate situazioni.

La posizione di Fratelli d’Italia è stata chiara fin dall’inizio: a dimettersi sarebbe dovuto essere tutto il Governo, non solo un singolo ministro.

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