L’intervista di Daniele Di Mario.
«Gli italiani adesso si rendano conto che dire di no è possibile. Riprendiamoci la nostra sovranità, basta con i governi fantoccio messi dalla Troika». Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia-An, commenta la vittoria dei «no» al referendum greco e auspica che presto «anche da noi si chieda agli italiani cosa pensano dell’Ue, perché in campagna elettorale tutti volevamo cambiare l’Europa salvo poi adeguarsi al Ppe e al Pse che governano insieme. È giunto il momento di spiegare agli italiani le nostre posizioni e chiedergli cosa ne pensano». Un gesto «politico» che non avrebbe effetti giuridicamente vincolanti visto la Costituzione proibisce i referendum sui trattati internazionali, ma tuttavia «necessario», secondo la Meloni, «per portare un po’ di democrazia in un’Europa in cui non decidiamo nulla e in cui manca un rapporto diretto tra cittadini e le istituzioni che impongono le politiche economiche».
Onorevole Meloni, i «no» in Grecia hanno stravinto. È stato un referendum sull’euro? «Non è stato un voto né sull’Europa né sull’euro, ma sull’idea di Europa e sulle politiche di austerità sì. Noi spesso interpretiamo l’Ue riferendoci solo al tema della moneta. Ma cos’è la moneta? È uno strumento in mano ai popoli, invece ora sono i popoli a essere diventati uno strumento in mano alla moneta. Il voto greco dice basta all’Ue degli strozzini, dei creditori, degli egoismi nazionali di pochi che piegano la sovranità di molti. Riprendiamoci la nostra sovranità e diciamo no agli interessi di pochi capi di Stato».
A proposito, domani la Merkel vola a Parigi da Hollande. «Abbiamo lasciato gestire la crisi greca al’Eurogruppo che è solo una riunione informale e a una serie di incontri bilaterali tra Germania e Francia. La dimostrazione che il nostro governo non esiste, che l’Italia, che ha più contribuito in rapporto al suo Pil nel salvataggio della Grecia, è ininfluente. Contiamo solo quando dobbiamo tirare fuori i soldi ma non quando dobbiamo decidere. Abbiamo dato 14 miliardi al Fondo salva Stati quando dicevano che eravamo sull’orlo del default. Delle due l’una: o non dovevamo tirare fuori un euro o non rischiavamo il fallimento e quindi non si capisce perché sono stati imposti governi fantoccio. L’incontro di domani tra Merkel e Hollande è la foto di un’Europa tutta austerità e rigore che ha prodotto disastri. Il piano imposto dalla Troika alla Grecia ha prodotto questi risultati: la disoccupazione è passata dal 9% al 25%, il rapporto deficit/Pil dal 127% al 175%. Su 240 miliardi solo 30 sono andati al governo di Atene, gli altri sono serviti per pagare gli interessi sul debito, cioè sono andati ai creditori. Questa è usura. Basta dare miliardi agli speculatori».
Tra i creditori ci siamo anche noi. «Ma se vogliamo riavere i nostri soldi la Grecia la dobbiamo aiutare». Il premier Renzi sostiene che, indipendentemente dal risultato del referendum, da oggi bisogna lavorare per trovare un nuovo accordo con la Grecia. «Il punto è che dobbiamo aiutare il governo di Atene e i greci, ma bisogna vigilare affinché Germania e Francia non puntino a distruggere la Grecia al motto di colpirne uno per educarne cento. Rispettiamo la democrazia e lavoriamo a un nuovo accordo serio per far ripartire la Grecia. L’incontro tra Merkel e Hollande è la dimostrazione che l’Unione non è mai stata fatta. È la gestione a essere totalmente sbagliata. Non è populismo dire che dobbiamo creare un’Europa degli europei e non della Germania e degli speculatori».
Che conseguenze avrà il referendum greco? «A livello economico come Italia non rischiamo ricadute. L’unico rischio è che un effetto panico possa creare una tempesta sui mercati, far impennare lo spread e quindi aumentare i mutui. Per questo chiediamo al governo un decreto per consentire a chi ha debiti con le banche di poterli convertire al tasso fisso di oggi».
E a livello politico. «Mettiamo che la Grecia esca dall’euro e quindi dall’Ue e quindi dalla Nato. Stringerà maggiori rapporti con la Russia di Putin che si è già detto pronto a investire in infrastrutture e con la Cina, che già controlla il porto del Pireo. È un problema geopolitico e va affrontato da tutti i capi di governo dell’Unione e non solo dalla Merkel e da Hollande. L’Europa è l’ennesimo incontro bipolare tra Francia e Germania? Sarò anche populista, ma meglio populista che serva. E sgomberiamo il campo da ogni equivoco: non ho alcuna simpatia con Tsipras perché lui e Varoufakis sono la dimostrazione che la sinistra non è attrezzata per affontare queste sfide».
A proposito di populismo. In Grecia sono andati Beppe Grillo con i suoi parlamentari, Vendola, Fassina, D’Attorre…«Per la maggior parte gente in cerca di visibilità. Per Vendola è diverso: con Tsipras ci ha fatto un’alleanza e una lista alle scorse europee. Quanto a Grillo mi fa piacere che stia assumendo una posizione più chiara sull’Europa. Faccio un appello a lui e a Salvini: abbiamo pronta una risoluzione per lo scioglimento concordato dalla zona euro, governando il processo di ritorno alle monete nazionali senza dover aspettare il default di uno Stato membro. La bozza è già pronta, se vogliono gliela prestiamo per presentarla in Parlamento europeo».
Cosa pensa a proposito di Strasburgo? «Il Parlamento è l’unico organi dell’Unione eletto dai cittadini e infatti non conta nulla». Però i politici fanno la corsa per andarci. «Perché pensano di poter cambiare le cose, e invece… Comunque in Italia qualcosa sta cambiando: prima mandavamo in Europa le nostre seconde linee della politica, adesso ci mandiamo le prime».
Però dal punto di vista della democrazia il risultato non è diverso. «Il punto è che invece di fare delle battaglie per chiedere e pretendere di avere più democrazia in Europa, importiamo in Italia i peggiori meccanismo della Troika e dell’asse franco-tedesco. Basta vedere le riforme di Renzi…».