Il presidente della Commissione Ue Juncker trova “pernicioso” mettere sullo stesso piano i rifugiati con i terroristi. Nessuno vuole farlo, ma qualcuno avverta Juncker che due dei terroristi responsabili degli attentati di Parigi si sono finti rifugiati di guerra e sono arrivati in Europa a bordo di un barcone. Il pericolo esiste, è stato denunciato dai servizi di intelligence di mezzo mondo e ignorarlo sarebbe un suicidio. Perché se c’è qualcosa di davvero pernicioso e dannoso per l’Europa è aver consentito a decine di migliaia di persone di poter entrare sul territorio europeo senza nessun tipo di controllo: parliamo di persone di cui abbiamo perso ogni traccia e che non sappiamo dove siano e cosa stiano facendo. Juncker e le Istituzioni Ue si preoccupino di questo, invece che continuare a ripetere parole inutili e senza senso.
Nov 26
1 commento
L’integrazione dell’immigrazione islamica è una scommessa
Io ho insegnato 8 anni in Egitto in una scuola cristiana, i nostri allievi erano per metà mussulmani sunniti, e metà cristiani copti (rari italiani, armeni). I cristiani che possono, preferiscono le scuole private per evitare discriminazioni e angherie. Era il contesto ideale per la vicendevole interazione. I ragazzi giocavano a calcio, calcetto, scacchi, carte e studiavano insieme senza distinzioni. Le famiglie islamiche che mandavano i figli in scuole cristiane non potevano che essere tolleranti e moderate. Eppure capitava spesso che allievi mussulmani tornassero da una vacanza completamente cambiati: inizio di barba islamica, rosso inizio di “zabiba” (livido sulla fronte, simbolo di rigore religioso), discorsi fanatici solo con i correligiosi.
Quindi chi parla di integrazione sappi che, per l’islamico, non è mai definitiva, anche dopo una o più generazioni, può riemergere un integralista, spesso colto e benestante, magari… disposto anche al sacrificio. Non ci dobbiamo stupire a sentire il vicino di casa di un terrorista dire che lo conosceva come una persona tranquilla e tutt’altro che fanatica: non stava fingendo, non era ancora caduto nel baratro dell’integralismo.