Meloni a «Il Tempo»: «Basta inciuci. Non esiste alleanza con chi pensa di sostenere un Renzi-bis»

MeloniL’intervista di Carlantonio Solimene.

«Apprezzo l’impegno messo in campo da Forza Italia per il no al referendum. Se però dopo il voto qualcuno fosse tentato dall’ennesimo governo dell’inciucio, il fronte anti-renziano che stiamo provando a costruire non potrebbe esistere più».

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, attende che Stefano Parisi faccia le sue prime mosse nella riorganizzazione del partito azzurro prima di giudicare il suo operato. Ma all’uomo messo in campo da Berlusconi per «riaggregare i moderati» lancia un avviso: nessun nuovo Nazareno e, soprattutto, nessun ammiccamento con quell’Angelino Alfano «che sta con chiunque gli prometta una poltrona».

Onorevole Meloni, l’ascesa di Stefano Parisi è una buona notizia per il centrodestra? «Sulle questioni interne a un altro partito non metto bocca. Sul progetto di riaggregazione della coalizione, al momento non so quale sia, aspetto di vederlo. Parisi è una personalità importante, ha un curriculum aziendale di tutto rispetto. Ma dal punto di vista politico…».

Dal punto di vista politico? «Non ho trovato la sua campagna elettorale la migliore in assoluto. Penso fosse più facile per lui vincere a Milano di quanto non lo fosse per la Appendino vincere a Torino. Talvolta mi da l’impressione di volersi collocare in un’area politica della quale un po’ si vergogna. Non mi sembra una strategia vincente».

Si spieghi meglio. «Io, come tanti altri, sono rimasta colpita dalla sua considerazione su Renzi che dovrebbe restare a Palazzo Chigi nonostante l’eventuale sconfitta al referendum. È stato il premier a dire che il voto sulle riforme avrebbe rappresentato anche un pronunciamento popolare sulle sue politiche, dalle norme sulle banche all’immigrazione. Se uno crede che Renzi debba restare al governo tanto vale faccia campagna per il sì. Sarebbe grave se qualcuno pensasse di organizzare il fronte alternativo a Renzi solo per poi dire “vediamo che succede, magari ci infiliamo nel prossimo governo”».

Insomma: guai a pensare alle larghe intese. «Questo per me è un tema dirimente. Tentare di mettere in piedi l’ennesimo inciucio costituirebbe una scelta di campo definitiva. Se qualcuno pensa di sostenere un Renzi-bis, l’alleanza non esisterebbe più. È troppo facile fìngere di essere alternativi al Pd nei momenti di tranquillità per poi schierarsi con l’avversario quando è l’ora della battaglia: vedi il caso Roma».

Alfano ha aperto a una riunificazione del centrodestra. Ma senza Lega… «Le interviste di Alfano sono sempre più surreali. Vogliamo parlare della sua linea politica? Fa il ministro quasi ininterrottamente dal 2008. Sono cambiati cinque governi, di estrazione quasi completamente diversa, e lui è riuscito sempre a mantenere la poltrona. Sarebbe moderato se al governo ci fossero i moderati, populista se ci fossero i populisti, grillino se ci fossero i 5 Stelle. Ha portato il suo partito all’1%. Zero consenso, solo giochi di palazzo. Non è l’opzione politica che mi interessa».

Stanno nascendo due centrodestra competitivi tra loro? «No, semmai c’è una parte del vecchio centrodestra che governa con la sinistra. E stare in un governo significa condividerne le scelte, dall’abolizione del reato di immigrazione clandestina alle unioni civili. Queste politiche non fanno parte del mio bagaglio valoriale».

C’è ancora tempo per un ripensamento dei centristi? «Solo fino al referendum. Chi dirà di sì alle riforme avrà fatto una scelta di campo definitiva».

Ultimamente avete sottoposto ai militanti alcuni sondaggi sulle mosse future. Dove vuole andare l’elettorato di Fdl? «Il nostro popolo non vuole più restare a guardare, rifiuta il racconto di un’Italia dove l’unico scontro possibile è tra Renzi e i 5 Stelle. Le nostre idee restano in campo e, quando riusciamo a ben rappresentarle, sono anche maggioritarie nel Paese. Dal canto mio, ho radunato ad Arezzo tutti gli esponenti del centrodestra che si sono schierati sinceramente per il no al referendum. Ho voluto privilegiare soprattutto chi rappresenta un modello di governo vincente e funzionante sul territorio. Il messaggio che ho voluto lanciare è che anche noi vogliamo una coalizione il più ampia possibile. Con sfumature diverse, certo, ma credibile. Che si formi sulle idee e non sugli interessi di Palazzo. Le accozzaglie opportunistiche non funzionano, il caso Marchini lo insegna».

L’Italicum va cambiato subito o dopo il referendum? «Io lo cambierei già domani. È assurdo ricattare gli italiani dicendo loro che se vince il no al referendum non si può andare a votare perché manca la legge elettorale per il Senato. Se Renzi fosse un uomo delle istituzioni anziché un pessimo uomo di partito convocherebbe tutte le forze politiche per modificare da subito l’Italicum. Magari con una clausola che condizioni il cambio del sistema elettorale all’esito del referendum. Noi per primi saremmo pronti a dare una mano in tal senso».

Ormai fa la spola tra Camera e Campidoglio. Come giudica gli esordi della sindaca Raggi? «Brancola nel buio. A oltre un mese dal voto non ha ancora presentato in Aula le linee guida dell’amministrazione. E senza indirizzi, la sua Giunta ha approvato un assestamento di bilancio puramente tecnico, come lo avrebbe potuto fare Monti. In più hanno falcidiato l’80% degli ordini del giorno che avevamo presentato per non essere costretti a a votare contro su questioni come controllo delle moschee, strisce rosa per le mamme, rimodulazione della Tari. Senza darci motivazioni procedurali valide. Della rivoluzione a 5 Stelle non v’è traccia».

Condividi

1 commento

    • Vito il 27 Luglio 2016 alle 23:02
    • Rispondi

    Complimenti ottima intervista. come al solito chiara e precisa, niente inciuci. Rimani la migliore ed unica leader del centrodestra. Avanti così

Rispondi