Meloni a “La Repubblica”: “Se vince il no, niente giochi di palazzo e si torna al voto”

Meloni«Siamo diventate tutte madri e padri, siamo abbastanza maturi orinai per prenderci le nostre responsabilità e offrire un’alternativa di governo e abbandonare i banchi dell’opposizione. Dalla piazza di Firenze lo diremo chiaro: siamo pronti. Il vento soffia dalla nostra parte, il ciclone Trump è musica per noi, è la nostra grande occasione. Matteo Salvini si candida? Giovanni Toti è in corsa? Ci sarò anche io, ovvio, alle primarie che porteranno finalmente il centrodestra rinnovato al voto di primavera. Perché dopo la vittoria del No al referendum, è chiaro, niente governissimi, niente esecutivi di palazzo, poche settimane per la legge elettorale e poi dritti alle elezioni».

Madre, Giorgia Meloni – leader di Fratelli d’Italia, ambizioni lepeniste per ora ferme al 5 per cento – lo è non soltanto in senso figurato. Il pianto di Ginevra, i sorrisi della bimba di appena due mesi glielo ricordano in ogni istante, la mattina quando la porta con sé al gruppo a Montecitorio come in questo tardo pomeriggio nel salotto dell’appartamento, al settimo piano di un palazzo all’Eur, che eccezionalmente accetta di aprire.

«Mi riecheggiano ancora gli insulti di chi da sinistra ironizzava sui miei trascorsi da baby sitter o da cameriera, quando da ragazza della Garbatella mi davo da fare per guadagnare qualcosa. Adesso però, a differenza loro, io so guardare il mondo e i problemi della gente per strada da un’angolazione che loro non avranno mai. E so quanto siamo privilegiati noi parlamentari».

Onnipresente in tv, quasi in competizione mediatica con Renzi e Salvini, un po’ meno alla Camera, come fanno notare i tanti nemici. I tabulati di Montecitorio registrano il 21,4 per cento di presenze alle votazioni, il 78,6 per cento di assenze.

«Sono nel mio ufficio in Parlamento dal lunedì mattina al venerdì pomeriggio, quasi unica a farlo – spiega la deputata – mi hanno solo fatto passare la voglia di votare quando per l’ennesima volta nel dicembre dell’anno scorso hanno bocciato un mio emendamento destinato ai pensionati invalidi e disabili, sarebbe costato solo 3 milioni di euro. Presento disegni legge, partecipo al question time, intervengo, ma ho capito che restare li a pigiare il ditino e votare è pressoché inutile».

Trentanove anni, candidata a sindaco della Capitale (in piena gravidanza), sarà uno dei due leader di partito che parleranno dal palco di Santa Croce oggi pomeriggio. Manifestazione voluta dal capo del Carroccio nella tana del “lupo” Renzi per urlare migliaia di No alla riforma, assieme a 250 sindaci e i tré governatori Toti, Zaia e Maroni. Per Salvini soprattutto la cerimonia di investitura (la sua) alla leadership della coalizione “trumpista”.

«Io non penso che la manifestazione di Firenze servirà a questo, di certo servirà a far voltare pagina a questo centrodestra. Quanto avvenuto in America suona la sveglia anche per noi. È il momento di stringerci, unirci, sì, anche una federazione potrebbe andare, come ipotizza Salvini, ma diciamo basta agli equivoci, ai tentennamenti di questi mesi».

Il riferimento è a Berlusconi? È il passato? «È uno dei leader del centrodestra, darà il suo contributo, certo, ma l’investitura stavolta dovrà venire dal basso» taglia corto. «Dopo il 4 dicembre chi nel centrodestra dirà sì a giochini di “palazzo” sarà fuori. Renzi resta in carica mentre fa gli scatoloni, per la legge elettorale bastano due settimane e in primavera al più tardi si vota».

E se non dovesse essere così? «Se Mattarella dovesse rivelarsi un nuovo Napolitano, se dovesse dare l’incarico al quarto governo non eletto, penso che gli italiani si fa rebbero sentire, noi li inviteremmo a farlo».

A destra è già campagna aperta per le primarie. «È la soluzione migliore, una sana competizione tra noi. Io sarò candidata, anche subito dopo Natale: siamo pronti».

Ginevra torna a farsi sentire, la Meloni la prende in braccio sul divano verde del salotto. Sul tavolino i taralli al vino preparati in una delle poche ore casalinghe. Andrea, il compagno, fa la spola da Milano, dove lavora.

«Da due mesi con la mia vita è cambiata anche la visione del mondo, della politica. Sono più concreta, pochi fronzoli: addio a riunioni inutili anche di partito, vado al sodo, non ho tempo da perdere, ho delle priorità. Ginevra a 12 giorni era con me sul treno per Milano, per un vertice con Berlusconi e Salvini. E ogni mattina alla Camera, allatto e lavoro. Non mi lamento, i collaboratori mi aiutano. Altre mamme faticano tra mille sacrifici». Oggi Firenze, un anno dopo l’altra piazza leghista di Bologna. Stavolta sognano Trump, non c’è più Berlusconi.

Condividi

3 commenti

    • Gigliola il 12 Novembre 2016 alle 16:02
    • Rispondi

    Cara Giorgia
    Mi piace il tuo modo di fare politica ti stimo
    Ma una cosa non mi piace
    La tua alleanza con Salvini la trovo pericolosa
    Io vivo in Sardegna e non siamo considerati pur essendo regione autonoma non abbiano niente di autonomo e con la lega saremo ancora più isolati ti dirò non capisco neanche Berlusconi
    Sono per il no ma deciderò all’ultimo momento
    Gigliola

    • Maurizio il 13 Novembre 2016 alle 11:24
    • Rispondi

    Purtroppo se andassimo alle elezioni consegneremo il paese ai 5stelle e all’estrema sinistra, dalla padella alla brace!
    Questa è soltanto una mia convinzione che vorrei tanto fosse sbagliata!
    Auguroni di buo lavoro.

    • nadia il 17 Novembre 2016 alle 13:06
    • Rispondi

    mi dispiace ma io credo ad un programma di governo serio non alle parole…

Rispondi