Meloni a «La Repubblica»: «FdI determinante per la vittoria in Sicilia e per il ballottaggio a Ostia»

L’intervista di Mauro Favale.

«Non sarò io a dire di essere stata più decisiva di altri, in Sicilia e a Ostia. Pur avendo indicato entrambi i candidati, non ho bisogno di una rivendicazione così maschile». Dopo la vittoria nell’isola e il ballottaggio centrato nel Municipio X della Capitale, Giorgia Meloni, ritaglia per sé il ruolo di “regista”: «Sono contenta di aver costruito il quadro in cui sono arrivati questi risultati».

Partiamo dalla “piccola” Ostia: il centrodestra unito se la gioca al secondo turno con il M5S. Poteva andare così anche nel 2016? Poteva esserci lei al posto di Giachetti al ballottaggio? «Se ci avessero dato ragione qualche volta in più il centrodestra avrebbe vinto. Non solo a Roma. Allora prevalsero gli egoismi di partito. Ma questo è il passato, guardiamo avanti».

Avanti c’è un ballottaggio a Ostia non scontato: l’M5S resta primo partito nonostante gli inciampi di Raggi. «Si, ma a Ostia perde 15 punti: è una débàcle. Se la Raggi si fosse dedicata all’amministrazione della città con la stessa cattiveria con cui ha chiuso una sede storica di FdI non farebbe questa figura disastrosa».

Intanto, però, per vincere dovrete chiedere i voti a CasaPound che sul litorale romano ha preso il 9%. Chi sono per voi i “fascisti del terzo millennio”? Potenziali alleati? «Sono uno dei nostri tanti competitor. Siamo cose diverse e con loro abbiamo un rapporto sereno. Hanno fatto una buona campagna elettorale in un territorio dove sono radicati. Guardiamo con interesse ai loro elettori per questo ballottaggio».

In Sicilia, invece, Musumeci avrebbe potuto trovarsi la maggioranza in consiglio… «Questa situazione è il frutto di una legge elettorale che ricorda il Tedeschellum che ci volevano proporre in Parlamento. Serva da lezione: abbiamo bisogno di leggi elettorali con premi di maggioranza. In Sicilia Musumeci ha superato il 40% e non avrà bisogno di fare accordi organici con altre forze politiche. Noi non siamo per l’inciucio e vorremmo leggi elettorali che consentano di non farli».

Tra la Sicilia e Ostia, Fdi mette un’ipoteca sulla leadership del centrodestra? «FdI si candida a stare in partita. Finora le sintesi migliori le abbiamo trovate noi. Tra la posizione moderata di Forza Italia e quella radicale di Salvini c’è una terza via rappresentata da FdI. Tra l’altro siamo quelli che più di tutti tengono al risultato generale più che a quello del proprio partito e l’abbiamo dimostrato più volte. Ci piacerebbe che ci venisse riconosciuto».

Sceglierete anche il candidato alla Regione Lazio? Sono già spuntati i nomi del sindaco di Amatrice Pirozzi o del giornalista Paolo Liguori. «Su questo fronte siamo ancora in alto mare ma con Berlusconi e Salvini ci vedremo presto. Vorrei con loro un confronto sulla candidatura più credibile. Per ora abbiamo diversi identikit».

Due anni fa, il 9 novembre, ci fu l’ultima manifestazione del centrodestra unito: lei, Berlusconi e Salvini sullo stesso palco. Ci sarà un bis? «Penso proprio di sì. Se non vogliamo un’Italia governata da odio e cattiveria, il centrodestra unito è l’unica possibilità».

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