Università, lavorare per togliere test ingresso e spostare a secondo anno numero chiuso e non le tasse che sono in base al reddito

Se questi sono di sinistra io sono Mao Tse Tung. Mi stupisce che una persona di sinistra come Grasso faccia una proposta che non tiene conto del fatto che oggi nelle università le tasse si pagano in maniera progressiva, con fasce di reddito escluse. Piuttosto che togliere le tasse universitarie lavorerei per togliere i test d’ingresso per le facoltà a numero chiuso e provare a spostare il numero chiuso dal primo al secondo anno.

Un conto, infatti, è dire che alla fine del primo anno verifico quanti esami hai dato all’università e ti puoi iscrivere al secondo anno solamente se hai fatto il minimo necessario, ben diverso è decidere che si entra a medicina per aver avuto la fortuna di rispondere alla domanda di un test che non c’entra assolutamente niente con la materia. Ecco io penso che sia un metodo di selezione diverso. Certo non è una cosa facilissima da fare, perché in alcuni casi c’è una grande concentrazione di richiedenti e di persone che vorrebbero partecipare ma con un po’ di accortezza sarebbe più serio ragionare di togliere i test d’ingresso per il numero chiuso che ragionare di togliere le tasse universitarie che oggettivamente oggi pagano soprattutto quelli che se lo possono permettere.

 

Condividi

2 commenti

    • Franco Cordiale il 12 Gennaio 2018 alle 22:26
    • Rispondi

    Quando ripeto e straripeto che a destra dovrebbero elaborare un MANIFESTO sulla SCUOLA, so quel che dico! La scuola italiana di massa, definita oggi “Accogliente ed inclusiva”, ha infrollito e decerebrato moralmente e psicologicamente intere generazioni secondo la logica del “parcheggio” e del “Pezzo di carta”, sempre più distanti da quel concetto di “CAPACI e MERITEVOLI” di cui parla in un articolo la stessa Costituzione. Abbiamo un sacco di gente abituata alla LEGGE dell’AUTOMATISMO e dell’ atto dovuto. Elementari, medie, superiori, università con le sue “laurea lunga”, “breve” etc: costituiscono oggi un percorso quasi obbligatorio, come era un tempo quello militare, dove i capaci e i volonterosi spariscono dentro il pecorume dei moltissimi insipienti, presuntuosi e sgomitanti. Se a DESTRA non si ripartirà da questo tema, un’ eventuale vittoria non cambierà le cose: il DNA italiota é ormai inquinato alle radici !

    • Gennaro Massara il 14 Gennaio 2018 alle 11:01
    • Rispondi

    Condivido pienamente l’obiettivo di togliere il test di ingresso alle università perché credo che tutti, abbiamo il diritto di provarci. Il primo anno è forse il più difficile per lo studente. Giusto vincolare il passaggio al secondo anno secondo il criterio del superamento di un determinato numero di esami. Sicuramente, a chi ci tiene a raggiungere il traguardo, rafforza la consapevolezza di dover studiare sul serio senza perdere tempo. Bisognerà tenere conto però, anche di tutti quei ragazzi che, seppur fortemente motivati, entrano con qualche carenza formativa che può farli rimanere indietro. Qui, la necessità di rivedere i programmi dalle elementari alle superiori. Fondamentali i primi cinque anni alle elementari con il ritorno al maestro che li segue per tutto il percorso. Fondamentale lo studio serio delle materie di base, quali grammatica, letteratura, storia, arte, geografia, matematica e scienze e dare il giusto equilibrio al tempo da stare a scuola, a casa, al gioco. Purtroppo da qualche decennio si è data troppa importanza a lingua straniera e computer. Sono solo dei supporti da introdurre alla giusta età. A cosa serve conoscere una lingua e saper usare il pc, quando poi non si è in grado di esprimere un pensiero, per esempio, o fare una relazione? Purtroppo si vive con la convinzione che si risolve tutto premendo un tasto. Quando studiavo alle superiori per diventare geometra, mi veniva insegnato a fissare il foglio nel modo corretto e a disegnare con le squadre o il tecnigrafo. Con le mie mani e a sviluppare le mie capacità. Il risultato finale era “mio” non di un programma di un computer. Tutt’altra soddisfazione. Non è possibile poi, che un bambino entri alle 8:00 ed esca alle 16:00 e tartassato di compiti. Quando giocano questi poveri bambini? Io entravo alle 08:30 e uscivo alle 12:30. Mangiavo a casa con i miei genitori e i miei fratelli. Facevo i compiti e andavo a giocare. Concludo, tornando all’università, tema principale di questo articolo, dicendo che secondo me, bisognerebbe tornare al vecchio sistema, con i corsi di laurea a cinque anni. Gli studenti dovranno superare cinque, massimo sei esami in un anno accademico, avendo il tempo necessario per assimilare bene le singole materie. Cosa che non accade nelle lauree triennali. Ci si trova quasi col doppio degli esami da presentare in pochi mesi. Queste lauree potrebbero essere utili a chi, dopo le scuole superiori, decide di non voler andare all’università. Quindi, approfondire le materie studiate per essere, geometri, ragionieri, etc. qualificati e pronti a entrare nel mondo del lavoro senza passare dai famosi due anni di praticantato spesso, gratuitamente, per potersi iscrivere all’albo.
    Buona l’idea del corso di laurea triennale per geometri, in via sperimentale in un Ateneo lombardo.

Rispondi