Giorgia Meloni a «La Stampa»: «Il ‘decreto visibilità’ di Di Maio è ideologico e fuori dal tempo, in autunno tour nei distretti industriali del Nord»

 

L’accento è sempre quello, puro romanesco. Epperò Giorgia Meloni ieri ha incassato un notevole successo in quel di Verona, profondo Nord, dove è andata a parlar male dei grillini e del governo gialloverde. Ci tornerà in autunno, in giro per i distretti industriali del Nord, a vedere se la semina funziona.

Onorevole Meloni, è andata a Verona a picconare il decreto Dignità? «Guardi, è stato facile. Anche a Verona ho sentito tra le categorie produttive un gran scontento. Più che decreto Dignità, avrebbero dovuto chiamarlo decreto Visibilità. Un provvedimento raffazzonato, ideologico, che provano a emendare in Parlamento, ma non funzionerà lo stesso. Siamo tutti contro la precarietà, ma con quella misure finiranno soltanto per incrementare la disoccupazione. La verità è che il lavoro non si crea con gli editti; invece qui si inseguono ricette veterosindacali».

Non sarà che proprio voi di Fratelli d’Italia rimpiangerete Renzi? Con i sindacati, il Matteo dem si era scontrato di brutto. (ruggisce) «No, Renzi proprio no…. Quella sua idea di detassare a tempo le assunzioni dei giovani ha drogato il mercato e basta. Noi glielo abbiamo sempre detto: o la detassazione è strutturale, o non serve. La nostra ricetta è un’altra: più assumi, più ti alleggeriamo il carico fiscale. E proponiamo la compartecipazione dei dipendenti agli utili. Voglio vedere poi se le imprese delocalizzano. Invece con Di Maio siamo tornati indietro, a incentivare lo scontro tra dipendente e datore di lavoro. Una cosa fuori dal tempo. Così come è anacronistico quel no a tutto. Ma come si fa a bloccare la Tav? Un Paese serio decide le sue infrastrutture sulla base di un ragionamento complessivo, non sul calcolo di quanta penale devi pagare all’Europa».

Scusi, di fronte a tanto disastro, il vostro alleato Salvini che fa, lascia correre? «Io l’avevo detto: con i grillini è un’alleanza innaturale. Per questo mi sono lasciata le mani libere e oggi ne sono felice. Se fai l’alleanza, infatti, è ovvio che devi mollare su tante cose. Ma se la Lega cede su questa politica economica, fa un errore disastroso. Detto questo, Salvini sta facendo un ottimo lavoro sul contrasto all’immigrazione clandestina. Ha dimostrato che si poteva bloccare; l’opposto di quello che facevano i governi di sinistra».

Guardi che a forza di parlar solo d’immigrazione clandestina, si sta alimentando un brutto clima. Che dice dell’escalation di aggressioni a sfondo razziste? «Dico che l’Italia non è un Paese razzista, niente affatto, anche se poi un idiota o un criminale, si trova sempre. Spero che trovino i responsabili. A Daisy Osakue, intanto dico: forza Daisy, la Nazionale ha bisogno di te».

Con Salvini vi trovate d’accordo anche nel votare il giornalista Marcello Foa come presidente della Rai. Date questa delusione a Forza Italia? «Anche noi non abbiamo condiviso il metodo che ha portato a quel nome. Però la campagna scatenata dalla sinistra ci ha convinto a votare per Foa. Perché mi pare che in questo Paese non sia ancora un reato essere sovranisti, no? E con le dovute maniere, siamo nel solco della democrazia anche se si criticano le massime cariche dello Stato. Pure l’altro membro del cda Giampaolo Rossi ha espresso critiche nei confronti di Mattarella, a margine del caso Savona. E anche in quel caso, non vedo lo scandalo».

A proposito, qualcuno ipotizza che proprio il «vostro» Giampaolo Rossi alla fine possa diventare prossimo presidente della Rai. «Se così fosse, ne sarei felicissima. Ma allo stato non vedo le condizioni».

intervista di Francesco Grignetti

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