Giorgia Meloni a «Il Tempo»: «In Abruzzo risultato storico per FdI, stiamo costruendo l’alternativa»

Intervista di Antonio Rapisarda

«La priorità è la ricostruzione post-terremoto. E con questa la sanità diffusa, la difesa di chi lavora nelle imprese e il nodo delle infrastrutture. A proposito: Marco Marsilio ha annunciato che già la prossima settimana sarà al Ministero delle Infrastrutture a chiedere dove sono le risorse per l’alta velocità Roma-Pescara, perché adesso le “promesse” che sono venuti a fare in campagna elettorale i ministri dei 5 Stelle le dovranno mantenere…». Giorgia Meloni è più che soddisfatta per la vittoria del «destra-centro» in Abruzzo dove la road map di governo è già pronta. Sa bene, però, che la chiave di lettura del test abruzzese va ben al di là del dato locale: «Quando facciamo le nostre proposte, con i nostri uomini e le nostre donne, la coalizione allarga i confini e vince anche con numeri oggettivamente al di sopra delle aspettative…».

Con Marco Marsilio avete mantenuto l’impegno: ecco il primo governatore di Fratelli d’Italia. «Per noi è un risultato storico, non solo perché esprimiamo il nostro primo presidente di Regione, ma anche perché sfioriamo il 7%. Siamo l’unico partito che cresce oltre alla Lega e questa è anche una risposta a tutti quelli che dicevano che siccome la Lega cresceva avrebbe lanciato un’Opa su Fdl. Invece l’unico partito su cui la Lega non lancia un Opa è il nostro che continua a salire, insieme alla Lega».

Ossia l’embrione del fronte sovranista su cui lei sta lavorando. «Questo è anche il racconto di un centrodestra futuro, di un modello che avanza, che penso possa continuare ad avanzare alle prossime elezioni Europee e che può riportare – di qui a un futuro non molto lontano – un governo fatto di persone che condividono i valori fondanti, di persone coraggiose che credono nella dignità dell’Italia, nelle risposte serie da dare ai cittadini, e hanno come stella polare i contratti che si firmano con i cittadini nelle urne e non quelli che si stipulano con i partiti nel palazzo».

Per vostra fortuna in Abruzzo il voto popolare è rimasto l’unico a contare. Non ci sono state giurie «d’élite» come quella di Sanremo… «Esatto (sorride). Non c’è stata qui la giuria d’onore e il voto del popolo è rimasto il solo in campo. Ci fosse stata la giuria presumo avrebbe vinto Legnini—ma ringraziando il Cielo in questo caso vale il voto dei cittadini e ha vinto chi hanno voluto loro».

L’exploit della Lega è stato impressionante. Ma cresce pure Fdl… «La Lega ha fatto un ottimo lavoro, complimenti a Matteo Salvini, però io mi concentro sul risultato di Fratelli d’Italia. Tutt’altro che scontato. Mostra che c’è uno spazio importante per una forza di centrodestra, di destra, capace anche di dialogare con altri mondi, che esprime coerenza, serietà, che dice la verità, che non racconta bugie come si vede fare molto spesso in politica».

Nella coalizione arretra solo Forza Italia. Giovanni Toti è sempre più inquieto: il suo viaggio in direzione «seconda gamba» sembra nelle cose ormai. «Questo va chiesto a Toti. Io, come si sa, mi trovo da tempo a condividere diverse delle sue analisi e ne abbiamo parlato spesso. Poi però non metto bocca nelle vicende altrui per rispetto degli alleati di Forza Italia. Il problema sicuramente c’è ma è una questione che devono affrontare loro. Io posso solo ringraziare Berlusconi perché in questa campagna elettorale in Abruzzo non si è risparmiato e ha dimostrato una grande tenacia. Per il resto Forza Italia deve chiarire al proprio interno il suo problema di identità».

La débâcle dei 5 Stelle in una delle loro roccaforte è stata evidente. Ma non sono stati molto «sportivi» nel commentare il risultato. «Scandalosi. Pensavo che solo il Pd fosse in grado di dire quando perdeva che era un “problema per la democrazia”. Questi del M5S si confermano ancora una volta l’altra faccia della sinistra. Quella in Abruzzo non è stata una sconfitta della democrazia, è stata una sconfitta del Pd e movimento. Cioè del sistema clientelare e del pressappochismo».

Il risultato in Abruzzo e le ripercussioni per il governo nazionale. Salvini ha tranquillizzato Di Maio e co… «Considero abbastanza normale che Salvini tranquillizzi gli alleati: fa parte del governo, che cosa dovrebbe dire? Che gli fa schifo? Dopodiché io non sto lì a tifare contro il governo, a dire “Salvini stacca la spina”, a fare il veggente su quando cadrà il governo. Io costruisco l’alternativa: penso che se l’alternativa funzionerà, come pare che stia funzionando le cose verranno da sé».

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