Giorgia Meloni a «La Stampa»: «In Abruzzo FdI sopra le aspettative, possibile un governo senza M5S»

Intervista Carlo Bertini

II messaggio dell’Abruzzo è chiaro anche a livello nazionale: c’è un altro futuro possibile, un governo che non abbia bisogno dei Cinquestelle e le cose possono cambiare di qui a pochi mesi». 

Giorgia Meloni, dopo questo vostro exploit. Salvini deve quindi staccare la spina a Di Maio per correre uniti alle urne? «Beh, io non l’ho mai preteso e mai ho fatto pronostici sulla caduta del governo. In politica si devono costruire i percorsi ed è quello che stiamo facendo da qualche mese con risultati incoraggianti per costruire quell’alternativa. E il dato dell’Abruzzo racconta qualcosa di preciso».

Cosa? «Che la gente scappa dai governi del Pd, tanto quanto dall’incompetenza dei Cinquestelle. E chiede un centrodestra innovativo, con un’idea chiara e capace di rappresentare l’interesse dei cittadini, senza fronzoli e avendo coraggio e concretezza. Noi abbiamo ottenuto un risultato sopra le aspettative, frutto del fatto che Marsilio ha fatto la campagna parlando dei problemi degli abruzzesi: ospedali, borghi, prodotti tipici. Per farvi capire: mi ha mandato all’inizio la versione ristretta del suo programma, 57 pagine. Gli ho detto: mi raccomando non mi mandare quella intera che non faccio in tempo a leggerla… Scherzi a parte, questa è la vittoria di una coalizione con una forte impronta della Lega e a trazione Fratelli d’Italia, data dalla crescita dei nostri consensi».

Non cita Forza Italia. Berlusconi è passato dall’essere egemone all’irrilevanza? «La storia di Berlusconi è fatta da tanto consenso, ma sulla linea politica del partito ho molti dubbi. Quando fa gli appelli Calenda del Pd e qualcuno di Forza Italia gli risponde anche, a me sfugge qualcosa. Ma figuriamoci se potrò mai definire irrilevante Berlusconi. Però il modello che propongo è diverso. Si è dimostrato che Salvini cresce a dismisura e cresce anche Fratelli d’Italia. Poi devo ringraziare Berlusconi che non si è risparmiato. Ma le prossime sono elezioni europee proporzionali e il tema Europa è il più divisivo tra noi. Ci sarà una competizione leale ma tra modelli di Europa diversi».

Salvini dice che non ha nostalgie del centrodestra nazionale. Sgonfia le speranze di chi punta su una crisi di governo? «Chiaro che da qui alle europee non accadrà nulla. Finché deciderà di stare al governo, Salvini dirà che durerà cinque anni. Le cose vanno costruite. Se dimostriamo che c’è un governo possibile senza i Cinquestelle, di chi condivide i grandi valori fondamentali… Insomma se Fdi avrà un risultato significativo alle europee, qualcosa potrà cambiare entro pochi mesi. E le cose stanno già cambiando: credo che ci debba esser spazio per tutte le anime di un centrodestra allargato a mondi non più rappresentati dai partiti, a esperienze della società civile, al popolo delle partite Iva e dei ceti produttivi».

Spera in una coalizione Meloni-Salvini senza Forza Italia con una spartizione di quei voti? «Beh non è detto, magari Forza Italia è brava e riesce di nuovo a crescere. Io difendo il mio modello: siamo l’unico partito monogamo del centrodestra. Quando non entrammo al governo, né in maggioranza né all’opposizione, dicevano che saremmo scomparsi e invece siamo cresciuti. Insomma, la nostra idea di costruire un grande movimento alleato della Lega per una maggioranza solida funziona».

E che lezione devono trarre i perdenti di questa tornata, i Cinquestelle? «Che il governo non è l’opposizione e che per governare ci vuole competenza. Se fai solo comunicazione e non politica, il bluff viene svelato».

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