Meloni a Conte: l’Italia non è un reality show, la misura è colma (video)

L’intervento integrale alla Camera dei deputati del presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, dopo l’informativa del presidente del Consiglio Conte sull’emergenza coronavirus. 

Presidente Conte, io non entrerò nel merito delle tante questioni che lei ha portato in quest’Aula questa mattina, perché lei aveva un’ora di tempo per entrare nel merito e io ho solamente dieci minuti per rispondere, e perché secondo me a monte c’è una questione più importante. Vede, anche stamattina noi vediamo una cosa già accaduta: lei ha fatto una conferenza stampa, poi ha reso noto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con il quale prendeva le sue decisioni, e in ultimo, con calma, è venuto a informare il Parlamento di queste sue insindacabili decisioni. Ora, io voglio dirle, con chiarezza, con pacatezza ma con determinazione, che noi questo non lo consideriamo più tollerabile. Lo voglio dire con determinazione e con pacatezza: lo abbiamo consentito all’inizio, le abbiamo dato una mano, abbiamo sostenuto quei provvedimenti, ma sono passati tre mesi dalla dichiarazione dello stato d’emergenza, sono passati due mesi dal primo decreto che entrava nelle libertà delle persone, e non c’è alcuna ragione al mondo, dopo tre mesi, di continuare con gli stessi metodi, se non il fatto che questo Governo ritiene di poter utilizzare l’emergenza del coronavirus per accrescere il suo potere personale e la sua visibilità personale. Non c’è alcuna ragione al mondo, Presidente Conte, mi dispiace.

In due mesi, lei ha tenuto dieci conferenze stampa: qualcuno sta pensando di raccoglierle, di venderle a fascicoli in edicola; così le mettono nel cofanetto “Il Decreto”. Dieci conferenze stampa in due mesi, sempre di sera, sempre a ridosso dei TG; i suoi collaboratori ci dicono che non sono a reti unificate, perché si può anche decidere di non mandarle, grazie. Però, omettete di dire una cosa importante: omettete di dire che con quelle conferenze stampa ormai il Governo comunica agli italiani quali siano i loro diritti. Omettete di dire che gli italiani per sapere cosa possono e non possono fare devono sentire le sue conferenze stampa, perché in Italia non fa più fede la Costituzione, non fanno più fede le leggi: fanno fede unicamente i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, e questo è un fatto! Dice: sono seguite le conferenze stampa. Certo che sono seguite; e lo sapete benissimo anche voi, lo sa bene lei, lo sa bene il capo della sua comunicazione, e non è forse neanche un caso che lei utilizzi termini tipo “devo fare i nomi e i cognomi” come se stesse facendo le nomination del Grande Fratello, Presidente Conte, non è un caso. Però l’Italia non è un reality show, questo non è un reality show, e noi non consentiremo che questo diventi un reality show.

Allora, la domanda che io ho da fare è: è normale che la Costituzione, fonte primaria di ciascun diritto dei nostri cittadini, sia sostanzialmente sospesa, e che ci siano, tra coloro che la sostengono, alcuni che dicono che, insomma, è giusto, è normale? È normale che neanche di fronte ai rilievi non di Giorgia Meloni, la pericolosa e irresponsabile Giorgia Meloni, ma della Presidente della Corte costituzionale, che ha fatto un richiamo molto duro al Governo su questo tema, vi poniate il problema? È normale che in Italia la fonte primaria del diritto siano diventate le FAQ pubblicate sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri, le risposte alle domande frequenti?

Perché in settanta giorni avete fatto 218 atti dei quali non si capisce assolutamente niente, e la gente vi deve chiedere in ginocchio di avere una risposta chiara: è normale? Io penso che tutto questo non sia normale: lo voglio dire, mi assumo la responsabilità di quello che dico. Perché, signori, e lo dico a tutti i membri di questo Parlamento, quello che sta accadendo è un precedente pericoloso nel nostro ordinamento, se noi non ci diamo delle regole. Come ci siamo arrivati? Il Governo interpreta in maniera estremamente estensiva il primo decreto, quello che noi votammo lo scorso 23 febbraio. Quel decreto autorizzava il Governo ad emanare decreti del Presidente del Consiglio dei ministri in alcune specifiche zone, in alcuni specifici settori, però, alla fine recava la locuzione “ulteriori misure di contenimento”. Tutto quello che è accaduto dallo scorso 23 febbraio è legato a queste quattro parole. Signori, sostenere il principio che la locuzione “ulteriori misure di contenimento” consenta in Italia di sospendere la Costituzione italiana è un insulto a questo Parlamento e allo Stato di diritto che questo Parlamento deve garantire e difendere. È un insulto! E il decreto che dobbiamo approvare è ancora peggio, perché quello che a noi si chiede di fare è, di fatto, convertire un decreto che ci dice che dobbiamo dire al Presidente del Consiglio che lui può emanare decreti personali che limitano la libertà e i diritti fondamentali degli italiani, che dobbiamo consentirgli di punire con multe salatissime gli italiani che non dovessero rispettare quelle norme, che però noi non conosciamo perché sono norme che dovranno essere decise in un secondo momento.

Dico, ragazzi, ma stiamo scherzando? Presidente Conte, stiamo scherzando? Perché lei ci sta chiedendo, di fatto, di approvare una legge che dice: Giuseppe Conte ha i pieni poteri. E io mi ricordo quando lei disse al senatore Salvini, che citò la locuzione “pieni poteri” durante un comizio nel quale chiedeva alla gente di votarlo: “Matteo, questa tua concezione mi spaventa”. E si figuri quanto spaventa noi che lei oggi chieda pieni poteri, ma non abbia mai pensato alle elezioni, mai pensato di farsi votare da nessuno, ma i pieni poteri li chiede lo stesso! Si figuri quanto è difficile per noi!

Si è molto ironizzato sull’uso del termine “congiunti”. Proviamo a spiegare il mio punto di vista su un concetto. Vedete, io, però, penso che non ci sia molto da ridere, perché, il Presidente Conte è un giurista e sa meglio di me e sa meglio di me che utilizzare termini che non hanno una certezza giuridica, comporta una cosa molto precisa: la discrezionalità nell’utilizzo della norma, la discrezionalità nell’interpretazione della norma, la discrezionalità sui diritti dei cittadini. Che vuol dire “relazione stabile”? Ah boh, dipende chi ce lo chiede! Vede, è questa discrezionalità, Presidente Conte, che vi ha consentito di impedire alle persone di celebrare i funerali di chi moriva, ma allo stesso tempo di permettere le manifestazioni del 25 aprile! È questa discrezionalità che vi ha consentito di impedire agli italiani di uscire di casa, ma vi ha consentito di permettere ai mafiosi di uscire di galera! È questa discrezionalità che vi ha consentito di impedire alle madri di portare i loro figli al parco, ma vi ha consentito di mantenere in quei parchi gli spacciatori nigeriani che bivaccavano! È discrezionalità! E questo accade quando arriva la discrezionalità della norma.

Allora, vedete, fa paura perché, vedete, quando si comincia così si può andare, si può arrivare ovunque. E io dico che la misura è colma. Io dico che noi siamo il Parlamento della Repubblica e dico che, se siamo il Parlamento della Repubblica, nulla che riguarda la libertà i diritti fondamentali dei cittadini può accadere senza che venga discusso e votato da questo Parlamento.

È un problema di tempi, Presidente Conte? Noi lo diciamo da un paio di mesi. I colleghi della Lega lo stanno dicendo in queste ore. Siamo pronti a stare qui, giorno e notte, h 24, ma non usi il tempo come una scusa, perché non è per colpa del Parlamento che non avete ancora pagato la cassa integrazione, non è per colpa del Parlamento che le imprese non hanno ancora visto un euro, è per colpa vostra! Allora, sa che può fare? Lei può emanare i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri per pagare oggi la cassa integrazione e per fare arrivare oggi i soldi nelle tasche dei cittadini, e il Parlamento invece si occuperà delle norme che regolano la libertà e i diritti fondamentali di quei cittadini. Si può fare? Perché, altrimenti, qualcosa non va. La Costituzione la possiamo sospendere e la burocrazia no? Qualcosa non torna, scusate!

Allora, io penso che questo dibattito debba tornare in Parlamento, che non ci può essere una “fase 2”, una “fase 3”, una “fase 4”, una “fase 100”, che non sia approvata e discussa da questo Parlamento. Ovviamente, questo attiene anche alle materie economiche. Su qualunque tema si sia discusso in queste settimane, abbiamo fatto le nostre proposte, abbiamo cercato di rappresentare le tante categorie, che ci stanno chiedendo aiuto, continueremo a farlo. Purtroppo, quelle proposte sono state tutte gettate in un cestino da quello stesso Governo che va in televisione a parlare di disponibilità al confronto.

Ma magari le cose possono cambiare domani, perché, vede, ci sono proprio delle cose che non funzionano. Sentivo il collega Orlando, parlava delle banche. Vi siete accorti che avete fatto un “decreto Liquidità”, che consente alle banche di utilizzare la garanzia statale del 100 per cento, non per erogare nuovi prestiti, ma per rientrare dei prestiti pregressi dando solo il 10 per cento in più alle imprese che lo chiedono? Vi siete accorti che molte di quelle banche stanno raccontando ai loro clienti che è un obbligo dover rientrare del pregresso? Non ve ne siete accorti? Perché sta accadendo, sta accadendo! E magari anche su questo possiamo dare il nostro contributo.

Noi vorremmo discutere qui la “fase 2”. Abbiamo le idee molto chiare su quello che, dal nostro punto di vista, dovrebbe accadere. Ci si dice che siamo irresponsabili perché oggi parliamo di riaperture, ma non accetto neanche questa accusa. Fummo i primi a chiedere misure di contenimento, e anche allora, tra un aperitivo a Milano e una scena al ristorante cinese, ci dissero che eravamo irresponsabili. Siamo irresponsabili sempre. Ma siccome, invece, siamo dei responsabili, siamo delle persone molto responsabili, abbiamo elaborato i dati anche con il nostro Ufficio studi, per capire quale sia il grado di letalità del coronavirus, territorio per territorio, provincia per provincia. Avevamo chiesto a voi di farlo, non lo avete fatto, lo abbiamo fatto noi. E quei dati, insieme a quelli che fornite, ovviamente, che forniscono l’Istituto superiore di sanità, la Protezione civile, ci danno delle certezze su questo virus e ci dicono alcune cose precise, che noi non possiamo non tenere in considerazione nel momento in cui dobbiamo decidere le riaperture.

Primo: il virus ha una letalità altissima per gli over settanta, è molto pericoloso per gli over 60, ha una letalità quasi nulla al di sotto dei 60 anni. Non possiamo non tenere in considerazione un dato di questo tipo. Io guardo i dati sulla letalità, li abbiamo confrontati, sono dati statistici, semplici, sono numeri, non è un punto di vista, io non faccio il virologo, ho sempre detto massima disponibilità. Il virus è molto letale per le persone anziane: è un dato che va considerato nel momento in cui ragioniamo la riapertura. Non ho detto una cosa neanche particolarmente intelligente, ma mi rendo conto della difficoltà di comprensione. Seconda questione: i dati dicono che ci sono province dove la letalità è stata molto alta e, quindi, c’è un focolaio ancora molto significativo, e ci sono altre province nelle quali, più o meno, insomma, il virus non si è ancora diffuso. Ovviamente noi dobbiamo proteggere i territori nei quali il virus non è arrivato, ma oggi non ha senso trattare alla stessa maniera la Basilicata, dove oggettivamente non c’è una diffusione importante, e i territori che sono maggiormente colpiti. È un altro elemento che va considerato.

Terzo elemento: io penso che sia assolutamente sbagliato riaprire per settori. È sbagliato, Presidente Conte. Noi non possiamo stabilire il principio che ci sono intere filiere che hanno un codice Ateco sfigato, che devono per questo morire. Non lo possiamo stabilire e non possiamo decidere che questa sia la scelta semplicemente perché è la cosa più facile da fare per il Governo. Perché io penso che un ristorante che ha un giardino grande sia più sicuro, magari, di un ufficio chiuso, che un parrucchiere possa essere più sicuro di un minimarket: dipende dalle prescrizioni ed è quello che stiamo chiedendo.

Assumetevi la responsabilità – lo Stato, anche noi -, assumiamoci la responsabilità di stabilire quali siano i protocolli, provincia per provincia, regione per regione; diamo quei protocolli e diciamo “a questo ti devi adeguare”, non sulla base del fatto che fai il parrucchiere piuttosto che il fioraio, ma sulla base del fatto che sei in grado di raccogliere quelle prescrizioni. Se sei in grado di farlo, puoi riaprire: questo dovrebbe dire un Governo ed è quello che vogliamo fare noi. Quindi, proteggere gli anziani, riaprire il prima possibile, impedire la desertificazione del nostro sistema produttivo, perché, Presidente Conte, con questo virus noi ci conviveremo per anni e questo ormai è sotto gli occhi di tutti, però non intendiamo sacrificare al coronavirus le nostre aziende, il nostro lavoro e neanche la nostra libertà e la nostra democrazia.

 

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2 commenti

    • Attilio il 30 Aprile 2020 alle 16:49
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    Il presidente Mattarella deve sciogliere il governo

    • fabrizio cagnolati il 30 Aprile 2020 alle 16:56
    • Rispondi

    il presidente Mattarella deve ANDARSENE ! non difende la costituzione !

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