Giorgia Meloni: il 17 marzo è la nostra data più unificante,
ricordare nei Parchi della Rimembranza anche i caduti nella guerra al Covid
L’intervento integrale del presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, alla conferenza stampa di presentazione della campagna dal titolo “Le radici della memoria”, lanciata da Fratelli d’Italia in occasione del 160 esimo anniversario dell’Unità Nazionale.
Buongiorno a tutti.
Grazie a Nicola Procaccini, a Salvatore Deidda e a tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questa iniziativa.
Siamo qui oggi per augurare all’Italia un buon 160° Anniversario dell’Unità Nazionale. Il 17 marzo rappresenta forse la data più unificante tra le celebrazioni di cui dispone la nostra Nazione. Fratelli d’Italia, che è il movimento dei patrioti, non può lasciare che una giornata come questa passi senza le adeguate iniziative. Ricordo quando dieci anni fa ero ministro della Gioventù e insieme a Nicola Procaccini che collaborava con me organizzammo moltissime iniziative per quell’importantissimo anniversario, sul quale alcuni si interrogarono se fosse il caso di festeggiarlo e noi ci battemmo molto perché fosse celebrato. Tra tutte “Gioventù Ribelle”: una mostra, una pubblicazione e un’attività nelle scuole per ricordare che l’Unità d’Italia era stata fatta soprattutto da giovani eroi che ci hanno consegnato la terra nella quale viviamo.
Sono passati dieci anni e oggi purtroppo non ci sono celebrazioni adeguate per il 160° Anniversario dell’Unità d’Italia, così come lo scorso 3 febbraio abbiamo assistito a poco o niente in occasione del 150° anniversario della proclamazione di Roma Capitale. Certo, si dirà che siamo in una situazione molto difficile e stiamo combattendo la pandemia. Abbiamo le priorità e le emergenze che tutti quanti ogni giorno affrontiamo, con le quali combattiamo e sulle quali Fratelli d’Italia è impegnata ogni giorno. Si potrebbe pensare che dedicarsi al 160° Anniversario dell’Unità d’Italia non sia un fatto importante nella situazione nella quale ci troviamo. Penso invece che sia l’esatto contrario. Oggi vale la pena di celebrare il 160° Anniversario dell’Unità d’Italia proprio per la situazione nella quale ci troviamo.
Perché? Perché fare sacrifici per gli altri non ha senso se non ci si sente parte di qualche cosa. Ognuno di noi, in particolare nell’ultimo anno, ha fatto sacrifici piccoli o enormi per impedire che persone che magari neanche conosciamo si ammalassero e morissero. Abbiamo fatto sacrifici enormi anche sul piano finanziario per fare del nostro meglio, nonostante le scelte sbagliate del governo, che abbiamo denunciato tante volte. Abbiamo impegnato risorse che indebiteranno i nostri figli sul piano finanziario per cercare di salvare il più possibile un tessuto economico e attività economiche-commerciali di persone che magari neanche conosciamo. Vale la pena di ricordare che si è disposti a fare dei sacrifici se ci si sente parte di qualcosa. Noi crediamo oggi di dover giustamente combattere il Covid, di dover tenere in sicurezza il nostro tessuto produttivo, di dover tirare fuori l’Italia da questo disastro nel migliore dei modi perché riteniamo di doverlo a chi verrà dopo di noi. Ma che senso ha? Ha senso se ci ricordiamo che qualcuno prima di noi ha fatto dei sacrifici affinché noi avessimo la Nazione nella quale viviamo, perché noi avessimo la ricchezza nella quale viviamo, la libertà che ci è concessa e la civiltà che possiamo vantare.
Tutto questo non è piovuto dal cielo e vale la pena di ricordarlo. Noi più di tutti ci abbiamo fatto i conti negli ultimi decenni e nell’ultimo secolo. Quando hai sempre avuto la libertà e le tue certezze magari pensi che siano piovute dal cielo, che siano scontate e non ci sia bisogno di continuare a combattere per averle. Invece noi no, abbiamo dovuto fare i conti con il tema della libertà, se la libertà sia qualcosa di scontato, se la civiltà che abbiamo guadagnato possa sempre andare avanti o rischi a volte di tornare indietro. Abbiamo dovuto fare i conti con i diritti fondamentali che di punto in bianco, da un giorno all’altro, non avevamo più. Vale la pena di ricordare che la libertà, la Patria, la sovranità e la civiltà non sono piovute dal cielo.
Qualcuno le ha costruite, qualcuno le ha difese, qualcuno ha sacrificato la cosa più piccola o la cosa più grande che aveva perché noi potessimo averle. Allora, visto così, ha un senso che noi ci battiamo oggi perché domani qualcuno possa vivere in un’Italia migliore di quella che noi stessi abbiamo conosciuto. Per questo siamo disposti a fare i nostri sforzi.
La memoria è educazione, è educazione al sacrificio, è educazione al coraggio, è educazione al senso di Patria, senza il quale la dimensione stessa della solidarietà rischia di non avere più un senso. Fratelli d’Italia, come movimento dei patrioti, ha pensato che fosse il caso di tenere alto il ricordo di quello che ci unisce nonostante le condizioni in cui ci troviamo: ci sarebbe piaciuto fare un incontro in presenza, ma ovviamente rispettiamo le disposizioni anti Covid. Come? Con una campagna che noi abbiamo voluto chiamare “Le radici della memoria”. Una campagna allo stesso tempo patriottica ed ecologista: due capisaldi del pensiero conservatore, che noi rappresentiamo in Italia e che la sottoscritta rappresenta anche a livello internazionale ed europeo, come presidente del partito dei conservatori europei. Il senso è il valore della appartenenza nazionale e la difesa del territorio. Perché se si ama la Patria, non si può che difendere l’ambiente e il territorio, e preservarli anche da una certa aggressività dell’uomo.
Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale furono realizzati in Italia oltre duemila Parchi e viali della Rimembranza. In questi parchi venivano piantati degli alberi e ciascuno di quegli alberi rappresentava un caduto, un eroe della Prima Guerra Mondiale. Su quegli alberi venivano apposte delle targhette con il nome, le generalità, il grado, le cause della morte di quel soldato, di quell’eroe che si era sacrificato per l’Italia. Quei parchi servivano in qualche maniera a tenere sempre verde il principio e il senso della memoria. Il problema è che, dopo quasi un secolo, buona parte di quei 2 mila parchi e viali sono abbandonati, versano nel degrado o sono addirittura scomparsi perché sono stati sacrificati all’espansione edilizia o sono stati trasformati in anonime zone verdi, parchi verdi che però non sono più legati a quel significato. Invece noi pensiamo che a maggior ragione oggi sia fondamentale che quei parchi vivano, che vivano con il senso per i quali sono stati pensati.
Abbiamo deciso di lanciare questa campagna proprio per accendere i riflettori sul destino che è toccato a molte di queste aree e per cercare di recuperare il senso di quella bellissima scelta che fu fatta alla fine della Prima Guerra Mondiale.
Con “Le radici della memoria”, Fratelli d’Italia intende rilanciare questi parchi e lanciare una campagna per la riqualificazione di questi spazi. Partendo dal basso, perché in tutte le amministrazioni dove siamo presenti presenteremo proposte di delibere per la riqualificazione di queste aree, coinvolgendo le scuole perché possano magari adottare questi parchi, portare i loro studenti, ripiantumare gli alberi quando dovessero essere caduti o non dovessero esserci più. E porteremo in Parlamento una mozione per impegnare il Governo a occuparsi di questa materia. Del resto, se sono stati spesi 400 mila euro per celebrare il centenario della nascita del Partito Comunista Italiano, magari qualcosa si può fare anche su aree che ricordano il sacrificio di chi è morto in battaglia per l’Italia e si è sacrificato per la Nazione nel suo complesso. Già da oggi i militanti di Fratelli d’Italia simbolicamente, sempre nel rispetto delle norme anti-Covid, si dedicheranno a una giornata da volontari su tutto il territorio nazionale per ripulire queste aree, dando già un segnale di presenza.
Ma dico di più: noi proporremo anche di piantare nuovi alberi in questi parchi o di costruire nuove aree in memoria di chi è caduto combattendo il Covid perché anche questa è una guerra. Questa è la nostra guerra, non è meno drammatica di quella che abbiamo vissuto in passato. Una guerra più difficile per certi versi, perché combattiamo contro un nemico che non conosciamo. Ci sono state persone che, grazie al sentimento di comunità e Nazione, hanno rischiato e sacrificato quello che avevano per aiutarne altre a salvarsi la vita e per consentire all’Italia di uscire fuori dalla condizione nella quale si trova. Penso che anche questa guerra debba essere ricordata con i suoi martiri e i suoi eroi.
È la ragione per la quale anche in un momento difficile come questo abbiamo voluto dedicare questa iniziativa alla memoria, che è una cosa che da noi sembra sempre molto poco concreta che poi è sempre la cosa più concreta di tutti.
Grazie a chi ha pensato questa campagna, a chi ci darà una mano a partecipare, ai nostri consiglieri che ad ogni latitudine si adopereranno per questa iniziativa, ai nostri volontari che saranno in questi parchi già oggi, ai ragazzi e ai docenti che volessero aderire a questa nostra campagna e ai parlamentari che voteranno la nostra mozione. E grazie a voi che ci avete ascoltato.
5 commenti
Vai al modulo dei commenti
Cara Giorgia, a Napoli diciamo:scurdammic dò passat,simm ‘e Napul paisà= Dimentichiamo il passato,siamo di napoli,paesani. Ebbene,io ribadisco che per il mio sentire di amare Dio,famiglia e Patria,mi definiscono fascista ed io ne sono orgoglioso;ma per onestà culturale,non dovrebbero dimenticare-specialmente i nordici- che il Regno delle due Sicilie,era il paese più industrializzato e moderno dell’epoca, i primi treni,ascensori,teleferiche,funicolari,fabbriche di seta,cantieri navali eccellenti e nessuna miseria;fummo derubati dal soldato di ventura (assassino anche dei prigionieri) Giuseppe Garibaldi,assunto dai Savoia,che avevano solo disavanzi immensi nel loro regnetto. Oggi,debbo anche sopportare che ci hanno derubati di tutto e la fanno da superbi. I Borbone avevano utile pubblico di oltre 300.000 di follari. Come oggi 300.000.000 di euro,ed i Savoia si sono presi sia i soldi,le ricchezze che tutte le perle tecnologiche a cominciare dalle cotoniere meridionali,alle seterie etc..etc….Ora?…ci guardano con superbia. Ma per essere ricchi i polentoni,hanno però sempre bisogno dei nostri cervelli trapiantati al Nord.
Condivido il pensiero di camerata80! Aggiungo che non trovo cosa alquanto corretta parlare di Unità nazionale quanto fin dal 1948 si pensava e si studiava di suddivedere lo Stivale in tante piccole , come di fatto avvenne con la legge 108/1968! I risultati si vedono da come amano farsi definire i semplici : ! Si considerano alla stessa stregua degli S.U. America! Oggi molti si battono per la loro autonomia e lo Stato centrale tace! Il nucleo centrale della societa, la famiglia è ormai un ricordo lontanissimo e da condannare in quei Paesi che ancora hanno un pizzico di visione futura! Con la Banca d’Inghilterra ed i Rothschild il grande Corso ha saputo ben operare; ma ha anche profetizzato che era da sistemare tante altre cose e poi cercare di formare gli per poter realmente essere la Nazione voluta! Con il Regno delle “Due Sicilie” vi erano ben 4 Banche ed il denaro che emettevano era ! Possiamo oggi dire altrettano di questa attuale ? Basta dare un semplice sguardo e fare un piccolo calcolo/confronto con la spesa quotidiana di ogni singola Massaia! Si disse che non avremmo mai sentito parlare di miliardarie; ma solo milionarie! Cosa del tutto menzogniera, visto che oggi i Miliardi sembrano essere alla portata di tutti! Quantii zero occorrerebbero se si dovessero trasformare in Lirette e chi li capirebbe? Si fa il confronto con i Miliardi di Dollari spesi per il Covid in America con i Milioni di Euro in Europa; ma si dimentica di dire che il Dollaro è molto meno della metà di un Euro!
Condivido il discorso giorgia andare avanti con ideali in modo il nostro popolo che ha molti ricordi da virus e guerre nel nostro territorio.
Polentone e non napoletano come “camerata 80”, ma anche docente di materie umanistiche, tra cui Storia fin dagli anni settanta, condivido in parte la sua critica alla “piemontesizzazione” del Risorgimento ed al ruolo strumentale della spedizione dei mille di Garibaldi, ma anche respingo una visione troppo meridionalista e filo borbonica. Basti il fatto che un esercito di 80.000 soldati ed ufficiali non si sarebbe sfasciato nell’impatto con mille ribelli in camicia rossa, sebbene supportati dai contadini siciliani, mossi dal separatismo…e dalla mafia. SE NON CI FOSSE STATA DI MEZZO LA CORRUZIONE, che NON E’ un buon indizio della salute morale di uno stato.
I briganti poi si rivoltarono contro lo stato dei Savoia, sfruttando il malcontento della popolazione locale.
In breve. IL RISORGIMENTO FU UN COACERVO DI CONTRADDIZIONI, concetto da estendere alla nostra partecipazione alle due guerre mondiali e al fascismo. Anche i miei genitori furono fascisti, salvo prendere atto della catastrofe in cui la guerra ci aveva gettato. Dalle trincee greche e Jugoslave, ai terribili bombardamenti dell’estate a Milano di cui mio padre fu testimone oculare.
La scuola detta ” ANTIFASCISTA” HA VIA VIA LIQUIDATO IL RISORGIMENTO STESSO…insieme al macellaio Luigi Cadorna, alle avventure di D’Annunzio, alle campagne sanguinose e dispendiose del duce Benito Mussolini.
Ha gettato via…il bambino con l’ acqua sporca !
Suo scopo era quello di creare generazioni “contro”…Ma contro chi, realmente ? Contro la societa’ “retrograda”, “fascista” nel senso di legata a qualunque IDENTITA’ ITALIANA E TRADIZIONE ITALIANA. Sradicando intere generazioni dalla loro vera cultura di appartenenza e proiettando NON dico i sedicenni di oggi, ma quelli degli anni sessanta, sedotti dai Gianni Morandi e dai Rolling Stone delle battaglie notturne contro la polizia davanti al palalido di Milano a confluire nell’universo tinto di rosso della “contestazione”…para marxista, MA IN VERITA’ ANARCO BORGHESE.
IL NUOVO ORDINE MONDIALE E’ FRUTTO DI UNA STRATEGIA DI VARI DECENNI..
Quello che ci stanno imponendo adesso, gettando via la maschera della ribellione antisistema !!
Contro la famiglia, contro la tradizione.Comtro la memoria storica. APPUNTO: CONTRO LE NOSTRE RADICI, che.dovrebbero essere piu’ profonde di quelle degli alberi, da me amatissimi , sia come esseri viventi e rigeneranti, sia come simboli.
RIPARTIRE DALLE RADICI ? IL gesto più rivoluzionario che.oggi si possa fare.
A voler concludere. QUI BISOGNA SCEGLIERE. O vogliamo la societa’ che ritrova il suo passato, separandosi criticamente dagli errori, dalle colpe, dalle incongruenze che vi si manifestarono…si chiamassero ” imposta sul macinato”, colonialismo in Africa, Patto Segreto di Londra e Patto di Acciaio, meno segreto ma non meno tragico, oppure sprofonderemo tutti nella ” SOCIETA’ DELLA COCA COLA” e dei drink variamente allucinogeni. Costituendo una specie di ominidi iper tecnologici, mescolati e meticciati tra loro. Ma svuotati di cuore e cervello. E ovviamente di COSCIENZA e MEMORIA DI SE STESSI E DEL MONDO INTORNO.
Questo il ” progresso” che stiamo aspettando ?