L’intervento del presidente di FdI sull’emergenza siccità
Caro Direttore, la crisi idrica sta mettendo in ginocchio le produzioni industriali e agricole e fra poco anche il semplice uso domestico dell’acqua. Ci sono gravi responsabilità in questo senso da parte dell’attuale governo, insieme a quelli che si sono succeduti negli ultimi anni, che non hanno prestato ascolto non solo agli allarmi provenienti da diverse parti, ma anche a uno studio, dello scorso marzo, della Commissione Europea riguardante la pianura padana. Quello che oggi viviamo è conseguenza di inadempienze ben precise, figlie di interventi non fatti, che sicuramente avrebbero reso la situazione di oggi un po’ meno drammatica, a voler esser buoni. Chiamiamo i problemi per nome: la distribuzione italiana fa «acqua da tutte le parti» con un tasso di perdita di circa il 40 per cento, sia per l’uso potabile che per quello irriguo. È fondamentale, quindi, che nelle prossime settimane il Governo passi dalle parole ai fatti per sbloccare rapidamente le risorse economiche. Rispetto ai 6,5 miliardi di euro di interventi stanziati per il settore idrico tra Pnrr e fondi per le politiche di coesione risultano impegnati, con bandi di gara già affidati, solo 275 milioni di euro: di questi appena 30 sono stati già spesi, con il rischio che buona parte delle risorse previste vengano disimpegnate tra il 2022 e il 2023. Occorre attuare urgentemente le procedure istruttorie e approvative per migliorare la rete di distribuzione, attraverso un «piano invasi» a livello territoriale, cosi come occorre investire sull’evoluzione tecnologica del doppio invaso e del pompaggio idroelettrico in modo da ottimizzare l’uso della risorsa idrica per produrre energia. Ma c’è anche un’altra tecnologia che ha fatto passi da gigante negli ultimi anni e che dovrebbe essere maggiormente sviluppata in Italia: la desalinizzazione del mare, anche per produrre acqua potabile. Il riscaldamento globale, le caratteristiche morfologiche della nostra Penisola e le buone prassi osservate in tante Nazioni ci impongono di puntare forte su questa tecnologia. Purtroppo il Governo sembra di tutt’altro avviso. Nella cosiddetta «legge salva mare», ha persino posto una serie di ostacoli burocratici che rendono ancora più lungo e tortuoso l’iter autorizzativo per i dissalatori. Un autogoal senza alcuna ragione ambientalista, ne logica di sviluppo. Oggi abbiamo bisogno di far partire tutto e velocemente e di operare vere semplificazioni normative e burocratiche. C’è dell’altro naturalmente. Dobbiamo formarci tutti nella lotta allo spreco dell’acqua, che comincia nelle nostre case e che prosegue in diversi altri ambiti, soprattutto produttivi. Ma senza i deliri di chi invoca una presunta buona pratica nel non lavarsi o nel non tirare lo sciacquone del bagno. E senza la guerra all’agricoltura invocata dai soliti ambientalisti che vorrebbero farci nutrire di insetti e carne sintetica. Si può combinare efficacemente il risparmio dell’acqua e la protezione dell’ambiente con la produzione agricola, grazie alla cosiddetta agricoltura di precisione. Un’innovazione tecnologica preziosa che non può essere imposta per legge, né ridursi a un lusso per pochi, piuttosto deve essere favorita dallo Stato italiano e dall’Unione Europea, in modo da rendere sostenibili gli sforzi economici delle aziende agricole che scelgono di farvi ricorso. Sono forse stata un po’ lunga, ma ci tenevo ad argomentare nel merito, come mio solito. Fratelli d’Italia non si abbandona mai ad esclamazioni fini a se stesse tipo: «Non piove, governo ladro». Analizziamo i problemi e proponiamo le nostre soluzioni. Senza fare sconti a nessuno, questo sì.
3 commenti
Concordo con l’analisi di Giorgia Meloni; basterebbe prendere esempio da paesi come Israele che ha trasformato un deserto in un giardino da EDEN proprio con la desalinizzazione; una Nazione(la nostra) che si estende sul mare, l’acqua la potremmo pure vendere
Giorgia Meloni attenziona il paese e il governo in carica, sull’opportunità di applicare la tecnologia della desalinizzazione per ricavarne acqua potabile e idonea per le irrigazioni in agricoltura. Richiama l’attenzione sullo Stato D’Israele che pur essendo posizionato geograficamente diversamente dall’Italia (che invece è quasi tutta esposta al mare) da tempo ha utilizzato questa tecnologia per risolvere numerosi problemi legati alla carenza di acqua potabile. Ovviamente non ci si può aspettare dei cambiamenti migliorativi in tal senso da un paese che “gridando” il verde rimane immobile, rifiutando termovalorizzatori ed altro, tecnologie già affermate in Europa ed anche al Nord Italia per lo smaltimento dei rifiuti. Approvo senza se e senza ma quanto propone la Meloni per il bene degli italiani e delle future generazioni.
Il problema esposto e´in primo luogo la soluzione di compiti per specialisti che va supportato politicamente prima di venir diviso in campi tecnologici secondo priorità del tipo:
a) Riduzione delle fughe ed ottimizzazione degli impianti presenti
b) Razionalizzazione dell´ uso di sorgenti,
c) Riciclo e chiarificazione in cascata,
d) Piano energetico di eventuali processi di desalinizzazione applicabili e disponibili nelle zone considerate
e) Capacitá e necessità energetica richiesta in funzione delle caratteristiche necessarie da soddisfarsi per gli impieghi previsti (Es. Irrigazione, alimentazione, pH, durezza, conducibilità, conc. batteriologica …).
Il problema richiede in partenza una volontá politica che, chiarite le circostanze, i problemi presenti e le disponibilità tecnologiche e finanziarie, dia compiti a specialisti in grado di risolverli in maniera economicamente redditizia.
Un impianto di dissalazione marina puó essere compatibile con le necessità su un’isola senza sorgenti, od un mezzo di navigazione, ed in continente solo in zona desertica lontana da sorgenti (Es. Puglia, ove l’acqua giunge dalla Campania con progetto del 1861 di Camillo Rosalba – Giunto a compimento a St.Maria di Leuca fine anni 1930) e sicuramente solo ove convenga, via UF/UO tecnologicamente costose (compressori), pompe e membrane).