Meloni a «Libero»: «Silvio Berlusconi e Matteo Salvini devono essere più generosi»

L’intervista di Paolo Emilio Russo.

L’anno nuovo di Giorgia Meloni si apre con una “rivalutazione” importante, quella del Capo dello Stato, e con un lungo elenco di «cose da fare»: un “tavolo” il 12 gennaio, una piazza il 20 febbraio e, soprattutto, le Amministrative, «occasione buona per mandare a casa Matteo Renzi». La leader di Fratelli d’ Italia, già ministro dellea Gioventù, annuncia che vedrà presto Silvio Berlusconi e Matteo Salvinie che «molti» esponenti ed elettori del M5s stanno bussando alle porte del suo partito.

Partiamo dal 2015: nel primo discorso da presidente Sergio Mattarella ha ammesso che l’ Italia non è quell’ Eldorado che racconta Renzi. Si è pentita di non averlo votato? «Non mi sono pentita e, del resto, criticammo le modalità, non la persona. Mattarella comunque è stato l’ opposto di Renzi: più sostanza che apparenza. Ho apprezzato le sue parole chiare sull’ immigrazione, che smentivano tanta propaganda buonista. Ciò non toglie che fino ad oggi ha consentito forzature del premier e del suo gruppo di potere». Tipo, scusi? «Non ha detto una sola parola sul fatto che il pm che indaga su papà di Maria Elena Boschi è consulente del Governo…».

Il 2016 è l’ anno delle Amministrative, occasione ghiotta per il centrodestra: vi rivedrete con Matteo Salvini e Silvio Berlusconi? «Certo che ci vedremo, presto. Mi auguro finisca il gossip sulla gara per la leadership tra Berlusconi e Salvini; il primo è una risorsa ma deve avere il coraggio di fare un gesto di generosità, il secondo deve scoprire ancora di più il valore di giocare in squadra. Insieme siamo davanti al Pd e al M5s, mentre divisi siamo perdenti».

Il Pd però sta scegliendo i candidati, voi noi. «Renzi nella speranza di vincere grazie all’astensionismo, ha spostato il voto a metà giugno. Questa inaccettabile forzatura ci ha dato più tempo». Tre mesi, non molto. «In nessuna città importante abbiamo già scelto i candidati, è vero. Bisogna lavorare alla omogeneità della coalizione, a programmi di cambiamenti realizzabili e scegliere chi meglio possa interpretare la prima fila. Mai come in questo momento c’ è sintonia totale su questa impostazione».

Lei è in testa al toto-nomi del candidato sindaco di Roma. Quando annuncerete nomi e programmi? «Il prima possibile. Non ho cambiato idea rispetto al fatto che Alfio Marchini non può essere il candidato del centrodestra; noi siamo disposti al dialogo con tutti coloro che si dicono disposti a rappresentare l’ alternativa al Renzismo, ma non si può immaginare che si parta dalla pretesa di ottenere la candidatura a sindaco. Il mio partito non pretende di esprimere una candidatura, ma partecipare alla scelta con tutti quelli che sono disposti a questo metodo».

Nella Capitale il Pd sembra puntare su Roberto Giachetti. È un candidato che teme? «Stimo Giachetti. È una persona libera e capace. Ci darebbe filo da torcere. Non so quanto sia amato dal suo partito a Roma, dovrebbe fare attenzione al “fuoco amico” e purtroppo, come renziano della prima ora, partecipa alle scelte sbagliate di questa compagine di governo…».

Francesco Storace ha annunciato la sua candidatura a sindaco di Roma, subito “endorsato” da Gianni Alemanno, pure lui ex An. Teme il vostro di “fuoco amico”? «Considero normale che Alemanno non si senta rappresentato da me. È reciproco. Comunque più che “fuoco amico”, le cose che ho letto sembrano petardi di capodanno… ma di quelli cinesi che poi non esplodono…».

L’ ex candidata sindaco del M5s ad Albano Laziale, Federica Nobilio, ha aderito all’associazione “Terra nostra”: c’ è un pezzo di quel mondo che si sta avvicinando? «Stiamo riportando a casa tante persone di destra, ma anche di provenienze apparentemente più distanti; uomini e donne di buona volontà che vogliono costruire una alternativa al renzismo. Diverse vengono dal M5s, a partire dal parlamentare Walter Rizzetto. Molti erano ex elettori del centrodestra che, “provati” i grillini, hanno visto che il M5s ha usato i voti per attuare battaglie di estrema sinistra. La sfida della nuova stagione è quella dei deboli contro i forti».

Ignazio La Russa suggerisce che il centrodestra stringa un accordo anche con l’ Ncd a Milano. È favorevole? «Con il partito di Angelino Alfano è un discorso chiuso se non mollano Renzi e non mi pare, visto che non romperanno nemmeno sulle adozioni gay. Siamo però disposti a collaborare con realtà civiche che possano allagare il centrodestra e aiutarci a vincere una tornata decisiva».

Chi sarà il candidato a Milano? Lei esclude che Salvini possa cambiare idea? «Salvini sarebbe un’ottima scelta, ma capisco che sia difficile per chi guida un partito nazionale. È lo stesso problema che mi pongo io rispetto all’ ipotesi di una candidatura a Roma».

A proposito di Fdi; nel 2016 andrete a congresso? Come si incroceranno le attività di “Terra nostra” e quelle del partito? «Li fonderemo e daremo vita a una Fratelli d’ Italia 2.0 un movimento grande che unirà l’ esperienza della destra con altri percorsi politici ma anche professionisti, imprenditori, per fare una ” rivoluzione del buon senso”».

Il 20 febbraio scenderete in piazza. A chiedere cosa? «Cose che siano davvero concrete. Tipo che i soldi presi ai risparmiatori siano ripagati dalle banche, che le tasse scendano davvero e che la si smetta con il terrorismo fiscale che punisce i piccoli onesti e salva i grandi evasori. Ho chiesto di togliere la pensione di invalidità e l’ accompagnamento dal calcolo Isee e mi hanno votato contro!».

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