Giorgia Meloni a «Il Corriere della Sera»: «FdI voterà dl sicurezza perché è meglio di niente, ma è un compromesso al ribasso tra M5s e lega»

Di Paola Di Caro

Fratelli d’Italia voterà sì al decreto Sicurezza che agita il M5S e che Salvini pretende, ma non sarà la scorciatoia per un eventuale ingresso al governo: «Se qualcuno pensa di darci uno strapuntino per fare la ruota di scorta della maggioranza, sbaglia di grosso», avverte Giorgia Meloni. Che alle voci di un possibile abbraccio con l’alleato Salvini e con il M5S reagisce con diffidenza, e mettendo paletti altissimi: «Una nostra eventuale partecipazione prevederebbe uno schema completamente diverso dall’attuale: non si governa sulla base di un contratto, ma di un programma condiviso, con idee chiare e politiche utili all’Italia. Quelle che si stanno portando avanti con questa manovra, alla quale ci opponiamo, non lo sono».

Il vostro voto però potrebbe salvare la maggioranza. «Noi ci comportiamo come abbiamo annunciato fin dall’inizio: sosteniamo quello che ci convince, ci opponiamo al resto. E il decreto Sicurezza, sebbene sia un compromesso al ribasso dovuto alle mediazioni con una forza sostanzialmente di sinistra come il M5S, è un passo avanti. Certo, su alcuni atteggiamenti sono rimasta male».

Quali? «Avevamo presentato in commissione metà degli emendamenti del M5S, ma molti dal presidente leghista sono stati incomprensibilmente dichiarati “inammissibili per estraneità alla materia”, dall’inserimento del reato di integralismo islamico al divieto di finanziamento delle moschee da parte di paesi stranieri fondamentalisti: su questi ci appelliamo alla presidente Casellati perché possano essere almeno discussi in Aula. Altri emendamenti sono stati bocciati: le sezioni di tribunale contro le nuove mafie o il potenziamento di “strade sicure” con l’esercito a liberare le zone franche».

Ma il vostro sì al decreto è un passo che può portare all’ingresso in maggioranza, anche per sostituire dissidenti del M5S? «Il nostro sostegno al decreto non ha nulla a che fare con trattative per il governo. Io credo che l’ipotesi fatta balenare e di cui ho letto, perché nessuno me ne ha parlato, sia stata un modo da parte del M5S per distrarre l’attenzione dai loro problemi, usandoci strumentalmente, uno spauracchio per i loro dissidenti. Perché nessuno può pensare che entreremmo al governo dalla porta di servizio. Non ci facciamo usare, per noi governare è una cosa seria: è avere un programma, un’idea di futuro, non questa manovra che impoverirà l’Italia».

Anche lei, come Berlusconi, chiede a Salvini di rompere l’alleanza con il M5S? «Io non chiedo niente. Lavoro per riportare il centrodestra a vincere. Guardiamo alle Europee, a riunire intorno alla destra movimenti e spinte conservatrici che esistono m questo Paese, ed essendo l’unico partito del centrodestra con margini di crescita pensiamo di poterlo fare con successo».

È il progetto della cosiddetta seconda gamba del centrodestra, al quale guarda anche Toti? «Ci confrontiamo con tanti amici tra i quali Toti, ma sia chiaro: il nostro progetto non contempla una fusione con FI, ma un incontro tra storie e percorsi per costruire qualcosa di importante assieme».

Magari potreste riunirvi tutti su una sua candidatura a sindaco di Roma, nel caso di crisi al Comune. «E assolutamente prematuro parlare di questo, anche perché credo che per il M5S sarebbe talmente grave perdere Roma che alla fine si arroccheranno e troveranno un escamotage per salvare la Raggi ed andare avanti».

Ma intanto un riavvicinamento con Salvini è possibile, magari alla manifestazione della Lega dell’8 dicembre a Roma? «Con Salvini parlerò nei prossimi giorni ma l’8 dicembre farò come tutti il presepe, l’albero, non scenderò in piazza. Il giorno dell’Immacolata ha una sua sacralità».

E se servisse accelerare i tempi, per l’esistenza -come alcuni sostengono- un patto Renzi-Salvini per andare a votare a maggio? «Gli ultimi ad aver fatto patti con Renzi se ne sono pentiti, e comunque le manovre per andare a votare non sempre vanno a buon fine… E poi come possa venire in mente a Renzi di andare alle urne con le percentuali che ha, io non lo so…».

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