Giovani: Studio Coldiretti sia monito, rinnovamento deve partire dal Parlamento

Lo studio della Coldiretti, che individua nella nostra classe dirigente la più vecchia d’Europa, conferma la natura gerontocratica del sistema Italia.

Questo risultato deriva da un’impostazione culturale e costituzionale ormai superate: in una Nazione che non riconosce a tutti il pieno diritto di rappresentanza e cittadinanza, escludendo da un ramo del Parlamento chi non ha compiuto i 40 anni, è nella normalità che non si possa essere considerati abbastanza maturi per avere ruoli Istituzionali e di responsabilità prima di aver raggiunto l’età pensionabile.

Mi auguro che l’allarme lanciato dalla Coldiretti serva da sprone per Senatori, Deputati e Governo affinché si arrivi, entro la fine della legislatura, all’approvazione del disegno di legge costituzionale per l’equiparazione tra elettorato attivo e passivo, che ho presentato e che è già stato licenziato alla Camera, con il consenso unanime di tutte le forze politiche.

Abbassare a 18 e 25 anni l’età per l’eleggibilità, rispettivamente, alla Camera e al Senato significa dimostrare attenzione verso i giovani italiani, ai quali fino ad oggi una norma superata ha negato il diritto di rappresentanza.

Ed è questa la risposta che la politica deve dare per far partire un vero rinnovamento, in un’Italia che sceglie di credere e investire nel suo futuro

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