Giorgia Meloni a «La Verità»: «Al Governo chiuderemo i centri sociali violenti, oggi FdI in piazza per la sicurezza»

L’intervista di Luca Telese

«Una delle prime iniziative quando andremo al governo sarà chiedere al ministro dell’Interno un decreto legge d’urgenza per far chiudere i centri sociali che si sono macchiati di violenza e che vivono m una situazione di illegalità».

È una provocazione, onorevole Meloni? «No, è una promessa».

La sento determinata. «Può giurarci. Ci sono dei centri sociali in questa Nazione, pensi a quello che è appena accaduto a Torino, che ormai sono diventati le basi logistiche da cui partono gli attacchi alle forze dell’ordine e ai cittadini».

Non tutti. «Ma quelli violenti sono sempre gli stessi. I soliti noti».

Voi oggi siete nelle piazze delle zone di periferia o degradate a Roma e a Milano con le manifestazioni del tricolore. «Esatto. Vogliamo ribadire che non ci possono essere zone franche in Italia, dove lo Stato non entra e dove regna l’illegalità. Il fatto incredibile è che, dato il clima di questi giorni, qualcuno pensava di potercelo impedire con le minacce e l’intimidazione. Saremo a piazza Vittorio a Roma, in via Padova a Milano e in decine di altre città in tutta Italia».

Lei sa bene, però, che la proposta di chiudere i centri sociali, se a vincere sarete davvero voi, scatenerà polemiche a non finire. «Non capisco la polemica, pretendiamo solamente il rispetto della legge. L’illegalità diffusa e la violenza non possono più essere tollerati. Non si può più parlare di singoli episodi. L’Italia sta correndo un rischio enorme». Giorgia Meloni si è effigiata sui manifesti in una posa da zio Sam, con il dito puntato sull’elettore, e ha mobilitato il suo partito nelle piazze. Ha postato sulla sua pagina Facebook le immagini dei poliziotti feriti, scrivendo: «Ecco le foto che non vi faranno vedere mai». Il tono con cui annuncia la sua presa di posizione è grave.

Prendere una posizione così dura, merita una spiegazione. «Stiamo vivendo un clima da strategia della tensione. Un rigurgito grottesco degli anni di piombo».

Si riferisce a Torino? «Ho negli occhi le immagini dei poliziotti feriti, delle bombe imbottite con i chiodi e con i bulloni per ferire e fare male, scorro sconcertata l’elenco dei sei agenti feriti. Ma Torino è solo una nuova tappa della carovana della violenza, in ordine di tempo, e – temo – se continua così non sarà l’ultima».

Perché? «Perché la sinistra ha scelto consapevolmente di alzare il tiro e soffiare sul fuoco». Con quale intenzione? «Ma è ovvio. Alimentare un clima di odio, di contrapposizione, un’atmosfera di guerriglia permanente che la aiuti a distogliere l’attenzione dalla sua profonda crisi politica ed elettorale».

In che senso? «Se restassimo in condizioni normali la sinistra e il Pd dovrebbero spiegare ai loro elettori tante cose: perché sono diventati gli scendiletto delle banche, perché lasciano che fuggano le imprese, perché siamo così sottomessi alle burocrazie europee e fanalino di coda nella crescita».

Sarebbe dunque una mossa pensata a tavolino, secondo lei? «Sì: siccome hanno perso identità, cercano di inventarsi un nemico».

Quindi secondo lei ci sarebbe un uso strumentale e pianificato della questione «antifascista», non solo per colpire la destra estrema? «Ma è evidente. Lo spauracchio del fascismo è solo un pretesto utile per allargare il cerchio, e cercare di delegittimare l’idea stessa del centrodestra al governo».

Quindi per colpire voi, la terza forza della coalizione? «Non solo. È in atto un lavoro scientifico di criminalizzazione di un’intera area politica, a prescindere dalle responsabilità e talvolta addirittura a prescindere dai fatti».

Onorevole Meloni, ma se questo fosse vero sarebbe un complotto. «No, io non uso questa parola. Di certo, ben oltre le scorribande dei teppisti antagonisti, si sta montando la paura per un’inesistente marea nera. da usare come arma di distrazione di massa».

Ma lo scopo ultimo quale sarebbe? «Semplice. Impedirci di fare politica. Metterci al bando. Spaventare gli elettori».

Mi sembra molto preoccupata. «Io lo vedo ogni giorno, lo sento sulla mia pelle, su quella dei militanti e dei nostri simpatizzanti. Lo avverto quando vedo come si cerca di negare l’agibilità democratica al mio partito. Non è un solo soggetto, c’è un coro che prova a delegittimarci».

Si parte dalla piazza. «Ovviamente. C’è una recrudescenza dei centri sociali, una escalation. Ma poi ci solo tanti diversi tentativi di boicottaggio, a diversi livelli: le anagrafe antifasciste, il sindaco che prova a negare a Fratelli d’Italia l’occupazione di suolo pubblico per un volantinaggio. Il sindaco di Pontedera è del Pd, non di Potere al popolo».

Lei vede una escalation costante in questi fatti diversi tra di loro? «Come negli anni Settanta c’è un determinato clima. in cui avvengono gli episodi. Negli ultimi giorni hanno aggredito un carabiniere, malmenato un disabile, ferito dei poliziotti, legato e picchiato un avversario politico».

Ma davvero lei pensa ad una soluzione di ordine pubblico? «Una delle prime iniziative di Fratelli d’Italia sarà occuparci di far chiudere i centri sociali violenti. Questa è la condizione di partenza».

Condanna solo la violenza di sinistra? «Io condanno tutte le manifestazioni di violenza, sempre» .

Teme che oggi possano esserci scontri o provocazioni nelle piazze di Roma e Milano? «Spero di no. Faremo un grande tricolore nei quartieri degradati delle nostre città. E Saremo comunque in piazza a dispetto dalle minacce».

Non ha pensato di soprassedere. «Non mi faccio autorizzare a fare politica o meno dai centri sociali. E so che sono solo gli utili idioti di un gioco più grande di loro».

Ma non c’è nessun collegamento tra quello che fa l’ultrasinistra e quello che fa il Pd. «Quando i fenomeni non si governano si arriva sempre a un risultato. Non è necessario che tutti abbiamo una stessa intenzione. È un gioco di causa e di effetto: per raggranellare due voti finisci per scatenare una guerra civile. E poi…».

Cosa? «Se non ci fossero le guerriglie di piazza oggi sulle prime pagine ci sarebbero gli operai della Embraco».

È una storia che l’ha colpita? «Sì, perché è l’ultima di una lunga serie, sul tema della delocalizzazione. Sulla Verità lo avete raccontato bene».

Condivide la rabbia di Calenda? «Alle parole devono seguire i fatti: il governo ha sottovalutato certi fenomeni, pensando che fossero governabili».

Lei cambierebbe linea? «Bisogna mettere al primo posto la difesa dell’interesse nazionale: farla finita con quelli che predicano bene e razzolano male. Se sei un’azienda che lascia l’Italia non puoi avere aiuti dallo Stato. Ma c’è di più».

Cosa? «Qui è in gioco il ruolo della commissione Europea, molto rigida nei nostri confronti, molto tollerante verso gli Stati che ci fanno concorrenza».

Che tipo di concorrenza? «Concorrenza sleale e dumping salariale. Di fronte a queste pressioni, alle ingerenze sul voto di Juncker prima che gli elettori si pronuncino, vedo Gentiloni sempre in ginocchio. Andrà da lui a tranquillizzarlo».

Lei non Io farebbe al suo posto? «Scherza? Capisco che Juncker sia preoccupato. Quando avremo un governo di patrioti questi burocrati non conteranno più nulla a casa nostra. Avremo finalmente governi che difendono il lavoro e le imprese italiane».

Ha letto le parole di Napolitano su Gentiloni? «La mia idea di democrazia è molto distante dalla sua, più semplice se volete: deve governare chi vince le elezioni, non chi le perde. Non vedo che ruolo di governo possa ricoprire Gentiloni nel caso in cui il Pd e la sua coalizione dovessero arrivare terzi in una corsa a tre».

Napolitano cosa c’entra con questo? «Prima affidò il governo a Mario Monti che era espressione solo di sé stesso, poi diede l’incarico a Enrico Letta che non si era candidato premier, infine a Renzi, mai votato dagli italiani. Non mi stupisce, da uno che nel 1956 stava con i carri armati sovietici contro il popolo ungherese che chiedeva libertà e democrazia».

Napolitano e Juncker parlano di uno scenario di ingovernabilità. «Non ci sarà nessuna ingovernabilità: vinceremo le elezioni noi, perché siamo gli unici in grado di farlo, avremo una maggioranza e faremo un governo di centrodestra. Si mettano l’animo in pace».

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7 commenti

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    • emanuel il 24 Febbraio 2018 alle 11:54
    • Rispondi

    Grande GIORGIA!!!
    però guardate che dovete chiuderli tutti: molti vengono usati come MOSCHEE, alias indottrinamento CONTINUO ISLAMICO all’odio contro di noi (e chiunque li ospiti) o chi non è come loro. CORAGGIO!!!

    • William il 24 Febbraio 2018 alle 14:50
    • Rispondi

    Io invece inizierei a “ripulire” tv e giornali da elementi che distorcono le notizie. Giorgia ha parlato di centri sociali violenti, il giornalista ha omesso la parola violenti. Basta togliere una parola per dare un significato diverso ad una frase e far passare chi vuole eliminare i violenti (che di sociale non hanno nulla) come uno che vuole colpire chi invece si adopera e da una mano nel sociale.

    • Alberto il 24 Febbraio 2018 alle 19:19
    • Rispondi

    Bravissima Giorgia !! Sei la NUMERO UNO !!!

    • Crocetti Riccardo il 24 Febbraio 2018 alle 19:31
    • Rispondi

    L’ideale sarebbe creare i famosi squadroni della morte come in Cile, in Argentina , in Uruguay o come nel regime dei Gorilla in Brasile negli anni settanta e ottanta del secolo scorso, ma va bene anche la proposta di Giorgia Meloni.
    Cara Giorgia, spero davvero che tu guadagni un sacco di voti!

    • Crocetti Riccardo il 24 Febbraio 2018 alle 19:44
    • Rispondi

    P.S.: quando il centrodestra sarà di nuovo alla guida del paese, potreste trovare il modo di mettere per sempre al bando quell’oscena canzonaccia intitolata : “Bella ciao?”.
    In Germania dopo la seconda guerra mondiale è stata proibita la canzone ( bella e orecchiabile) “Horst Wessel Lied”.
    Perchè non potremmo fare altrettanto anche noi con quella schifezza da rimbecilliti dell’A.N.P.I.?
    Ancora una curiosità da soddisfare .
    Quando i sinistrorsi idioti cantano “Bella ciao” a chi pensano : alla Boldrini o a Rosi Bindi?

    • Franco Cordiale il 25 Febbraio 2018 alle 03:04
    • Rispondi

    Ribadisco: il sinistrume sprangaiolo e bombarolo dei centri detti “sociali” é un sotto-prodotto organico del “politicamente corretto”, così come le sacramentazioni di osteria dei nostri nonni erano un derivato del vecchio anti clericalismo ottocentesco. I “centri sociali” sono i nipotini viziati, i mocciosi irriverenti ed insolenti che le sinistre ufficiali del PD hanno allevato e giustificato. Suggerirei un gemellaggio con la Cina comunista o ex tale. I cinesi avrebbero luoghi adatti per una loro sana ed opportuna rieducazione. Scommettiamo ?

    • Crocetti Riccardo il 25 Febbraio 2018 alle 10:41
    • Rispondi

    Dando di nuovo un’occhiata a questo articolo, vedo con sorpresa che Giorgia Meloni si è sorbita un’intervista con quella nullità di Luca Telese, servo dei poteri forti, privo di opinioni personali, di dignità , di intelligenza.
    A maggior ragione la Meloni merita rispetto : saper resistere alla nausea e al disgusto provocati da certi viscidi soggetti non è da tutti!

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