Meloni a Il Quotidiano Nazionale: "Italia spogliata della sua sovranità. Basta umiliazioni, via dall'euro"

“Non scimmiotto Marine Le Pen. Voglio rispetto. La differenza con Grillo e’ che lui vuole sfasciare tutto. Noi intendiamo costruire”

L’intervista di Andrea Cangini

Onorevole Meloni, il paragone con Marie Le Pen le piace? «Francamente, no. Non mi appassiona scimmiottare gli altri».

Il Fronte nazionale francese è su posizioni analoghe alle vostre, ma ha ben più voti… «Che vuole che le dica, in Francia l’idea di nazione è un po’ più radicata che da noi. Ma vedrà che  alle Europe, dove la balla del voto utile non ha senso, Fratelli d’Italia andrà non bene, benissimo».

Contro le banche e l’Europa: state in effetti cavalcando i tempi di maggior presa popolare. «Diciamo quello che pensiamo. Cioè che l’Italia è stata spogliata della propria sovranità e che non ci stiamo ad essere considerati come la Grecia: abbiamo un Pil che è otto volte quello di Atene e non abbiamo mai chiesto aiuto alla Troika. L’Italia merita rispetto e la gente questo l’ha capito».

La proposta di uscire dall’euro è una provocazione? «No, a queste condizioni l’Italia non ha interesse a rimanere nella moneta unica, ci conviene uscire. E poiché senza di noi l’Europa crolla,  può essere che minacciando l’uscita dall’euro qualcuno si renda conto che le cose così non vanno e occorre cambiarle».

E’ la stessa posizione di Grillo. «Tra noi e i grillini c’è una grande differenza: la concretezza. Noi vogliamo portare a case dei risultati nell’interesse della nazione, loro tirano solo a sfasciare tutto».

Per vent’anni il centrodestra non ha proferito verbo contro quest’Europa e nessuno leader prese la parola al momento della ratifica del Fiscal compact… «E’ vero, erano i tempi del governo Monti e quello è stato il peccato originale del PdL: accettare un governo illegittimo che ci è stato imposto dalle consorterie europee. Le assicuro però che la musica è cambiata».

Fini ha detto che voi di FdI siete dei «bambini viziati» e vi ha accusati di «scimmiottare An». «Un giudizio a dir poco ingeneroso, la verità è che siamo gente che è dovuta crescere in fretta perché abbandonata dal padre».

Perché Fini vi ha abbandonati? «E’ un mistero: non lo capii allora e non lo capisco oggi. Fini ha fatto dei  calcoli personali, e li ha fatti pure sbagliati».

Berlusconi è ancora credibile come leader del centrodestra? «No, credo sia arrivato il momento che una nuova generazione si misuri. Ci sono giovani di valore, con le primarie verranno fuori e si imporranno».

Che la diaspora del centrodestra si ricomponga sembra inevitabile. «Non lo è, dipende dalle idee. Su immigrazione, Europa, banche e tasse noi siamo i soli a difendere le idee del centrodestra. Quando verrà il momento, valuteremo la coerenza degli altri».

Madre fascista e padre comunista, che formazione politica ha ricevuto? «La mia famiglia non c’entra con le scelte politiche che ho compiuto. La passione politica in me si è accesa nei primi anni Novanta, gli anni di Tangentopoli e della strage di via D’Amelio. Mi dissi che bisognava fare qualcosa, che non potevo assistere passivamente alla morte della politica».

Perciò scelse il Msi? «Scelsi il Fronte della gioventù perché era il movimento giovanile dell’unico partito che non aveva partecipato al banchetto della Prima repubblica».

In molti si sono però sfamati durante la Seconda. Delusa? «Si è sbagliato molto, ma quel patrimonio non è andato disperso: possiamo ancora recuperarlo».

L’imitazione televisiva del ministro Boschi ha suscitato  un coro di sdegno… «Un classico caso di doppiopesismo. Io fui massacrata, ancor peggio è andata ad alcune ex colleghe del Pdl. E non furono solo i comici: Giorgio Bocca scrisse che avevamo ‘il seno dritto sotto la camicetta bianca’: il seno, io…  Lidia Ravera scrisse che le donne del Pdl erano entrate in politica ‘in posizione orizzontale’. Beh, non fummo difese da nessuno».

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